Il Titolo IX, capo I, del d.lgs. 81/2008 tratta la valutazione del rischio da esposizione ad agenti chimici pericolosi negli ambienti di lavoro.
La valutazione deve considerare le principali vie di introduzione degli agenti chimici nel corpo umano, in particolare quella respiratoria per inalazione, e quella per assorbimento cutaneo.
In caso di attività lavorative che comportano l’esposizione a più agenti chimici pericolosi, è necessario valutare il rischio risultante dalla combinazione di tutti gli agenti chimici. Se si avvia una nuova attività con presenza di agenti chimici pericolosi, è necessario svolgere preventivamente la valutazione del rischio, e attuare le relative misure di prevenzione.
Se il risultato della valutazione svolta dimostra che, in relazione al livello, al modo e alla durata dell’esposizione ad agenti chimici pericolosi e delle circostanze in cui viene svolto il lavoro, vi è un rischio basso per la sicurezza e irrilevante per la salute dei lavoratori, e se si dimostra che l’adozione di misure generali di prevenzione è sufficiente a eliminare o ridurre il rischio, allora non è necessario adottare:
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disposizioni in caso di incidenti o di emergenze
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misure specifiche di prevenzione e protezione
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sorveglianza sanitaria
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cartelle sanitarie e di rischio.
La valutazione va in ogni caso aggiornata periodicamente e ogni volta che intervengono mutamenti notevoli.
Molte sostanze chimiche sono facilmente assorbite attraverso la pelle, costituendo in alcuni contesti una frazione significativa, se non addirittura prevalente, rispetto a quella assorbita per inspirazione; ciò è vero soprattutto nel caso di sostanze poco volatili (a bassa tensione di vapore) che possono permanere per lungo tempo sulle superfici negli ambienti di lavoro (come ad esempio i fitofarmaci nel caso delle coltivazioni in serre, per i quali la dose assorbita per via cutanea si attesta su rapporti da 50 a 1.000 volte superiori rispetto a quella introdotta per la via respiratoria).
Le principali modalità di ingresso delle sostanze chimiche nell’organismo consistono nel contatto con superfici contaminate, nell’immersione di parti del corpo in recipienti o serbatoi contenenti liquidi, nella deposizione sulla pelle di aerosol, fumi e getti di goccioline (spray).
I fattori che influenzano l’assorbimento sono la velocità di deposizione dell’inquinante sulla pelle, il livello di protezione fornito dagli indumenti, la durata del contatto con la sostanza e il suo tempo di permanenza sulla pelle, la velocità di permeazione attraverso la pelle. I principali metodi per la valutazione dell’esposizione cutanea sono di tipo personale e consistono in:
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dosimetria a corpo intero o parziale: il lavoratore indossa durante il lavoro indumenti (guanti, magliette, tute, ecc.) realizzati in materiali particolari, che a fine turno sono recuperati e trattati per estrarre e analizzare le sostanze trattenute. Questa tecnica viene anche utilizzata per individuare le parti del corpo più esposte alla contaminazione, in modo da indirizzare nell’implementazione di altri tipi di tecniche
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dosimetria con uso di pads e patch: su specifiche parti del corpo sono applicati dei riquadri di tessuto aventi superficie nota, realizzati in vari materiali (cosiddetti pads o patches), che a fine turno sono asportati e inviati al laboratorio per l’analisi. Tali riquadri possono essere anche posti al di sotto degli indumenti per investigarne la capacità di protezione o per misure di confronto
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wipe test: aree limitate di cute sono frizionate con tamponi in garza o carta, successivamente inviati all’analisi
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lavaggio: questa tecnica è utilizzata principalmente per le mani. A fine turno si lavano le mani con un volume noto di adatti solventi (acqua contenente tensioattivi, etanolo, isopropanolo, ecc.), dopodiché il liquido viene raccolto e inviato all’analisi.
Non esistono limiti di riferimento di legge per l’esposizione cutanea.
Ultimo aggiornamento: 12/07/2022