INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro

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Agenti chimici pericolosi

Gli agenti chimici pericolosi possono indurre effetti dannosi, più o meno gravi (intossicazione, malattia professionale, morte) sull’organismo che ne subisce l’azione, in funzione delle specifiche proprietà chimico-fisiche e tossicologiche, delle modalità di utilizzo degli stessi e della dose assorbita.
 
Ai fini della valutazione del rischio la rappresentazione delle proprietà chimico-fisiche e tossicologiche degli agenti chimici avviene mediante specifiche categorie o classi di pericolo secondo quanto previsto dalla normativa vigente. Nella fattispecie attualmente si fa riferimento al regolamento CE n. 1272/2008 (CLP) e s.m.i. per le sostanze, a eccezione delle deroghe.
 
La classificazione della pericolosità per la salute deriva da criteri tossicologici.
La tossicità di un agente chimico si esplica:
  • a seguito di assorbimento successivo all’esposizione (inalazione, contatto, ingestione), mediante il superamento delle naturali barriere ed il raggiungimento degli organi bersaglio dell’organismo;
     
  • in funzione della dose assorbita a cui concorrono molti fattori:
    • concentrazione dell’agente nell’ambiente (se aerodisperso)
    • temperatura e umidità ambientale
    • stato fisico (solido, liquido, gassoso)
    • volatilità (se liquido) o granulometria (se solido)
    • uso di Dpi.

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Proprietà tossicologiche

Qualsiasi sostanza o miscela in grado di produrre un effetto negativo su di un organismo vivente, di alterare la funzionalità degli organi bersaglio, o di compromettere la sopravvivenza dello stesso risulta tossica.

In via teorica tutte le sostanze, in certe dosi o in determinate circostanze, possono risultare tossiche, di conseguenza il principale criterio che ne determina la tossicità è la dose.

Questa teoria è ben riassunta dall’aforisma attribuibile a Paracelso (1493-1541): "Omnia venenum sunt nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit ut venenum non fit" [Ogni cosa è veleno, non esiste cosa che non lo sia. Solo la dose fa si che (una sostanza) non divenga veleno].

L’intossicazione, in generale, si caratterizza per l’estraneità dell’agente eziologico, che di solito non è presente nell’organismo, ed è uno stato dipendente dallo sbilanciamento tra il meccanismo di “tossificazione” e quello di “detossificazione” dell’agente stesso.

Di fatto un’intossicazione può manifestarsi sia se la quantità di sostanza tossica eliminata è minore della quantità assorbita, sia se la quantità di sostanza tossica assorbita si accumula e viene rilasciata in un secondo tempo.

Si possono distinguere diverse tipologie di intossicazione tra le quali:

  • intossicazione acuta, i cui effetti, essendo dovuti al rapido assorbimento del tossico, possono riscontrarsi velocemente a seguito di esposizioni di breve durata;
  • intossicazione cronica, i cui effetti, che derivano dall’esposizione a dosi minime del tossico, reiterate per lunghi periodi, possono riscontrarsi nel tempo, anche a distanza di anni.


Criteri dettati dalla tossicologia consentono di valutare la pericolosità per la salute degli agenti chimici. Le proprietà chimico-fisiche e tossicologiche dell’agente chimico determinano “specifici” effetti sul corpo umano che possono essere classificati come localizzati, cioè limitati alla sola parte dei tessuti interessati dal contatto, o sistemici, cioè estesi a più organi o apparati.


Per la modalità con cui si manifesta una patologia, un agente chimico può produrre effetti di:

  • tipo deterministico
  • tipo probabilistico.

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Ultimo aggiornamento: 12/07/2022