INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro

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30/05/2011

“Jeans da morire” viaggio nel dramma della silicosi

Edito da Ediesse e curato da Silvana Cappuccio e Martina Toti, il saggio - scritto in italiano e in inglese - racconta il dramma dei lavoratori che si ammalano a causa della sabbiatura, l'operazione di trattamento del cotone realizzata per la produzione dei pantaloni più famosi del mondo

sabbiatura

30 maggio 2011. Edito da Ediesse e curato da Silvana Cappuccio e Martina Toti, il saggio - scritto in italiano e in inglese - racconta il dramma dei lavoratori che si ammalano a causa della sabbiatura, l'operazione di trattamento del cotone realizzata per la produzione dei pantaloni più famosi del mondo

ROMA - Storie di lavoratori in tutto il mondo che si ammalano e muoiono a causa della silicosi e di un business straordinario, come quello dei più famosi pantaloni di cotone. Si chiama "Jeans da morire. Da Genova a Istanbul: tra i sabbiatori dei jeans in Turchia", il libro edito da Ediesse, curato da Silvana Cappuccio e Martina Toti, con la prefazione del segretario della Cgil Susanna Camusso.  Il libro racconta in due lingue (italiano e inglese), la vita professionale  di chi continua a sacrificarsi per la produzione dei circa cinque miliardi di pantaloni del famoso tessuto che, come non tutti sanno, fu inventato a Genova come resistente tuta da lavoro per gli operai portuali.

Sabbiatura bandita in Turchia. Ad aprile 2009, sottolineano le autrici, "una circolare del ministero del Lavoro e della sicurezza sociale ha finalmente proibito la sabbiatura manuale di jeans e di ogni altro capo di abbigliamento in Turchia e ha contemporaneamente annunciato la chiusura di una sessantina di fabbriche clandestine, il rafforzamento dei controlli e garantito ai lavoratori interessati il diritto alla pensione". Ma molte società turche hanno subappaltato le produzioni a imprese cinesi, indiane, egiziane e bengalesi. Il sindacato del tessile ha lanciato allora una forte campagna di comunicazione virale per la messa a bando della sabbiatura nell'industria dell'abbigliamento, campagna che ha cominciato a dare i suoi frutti. Due grandi multinazionali (Levi's e H&M) hanno deciso di bandire la sabbiatura dai loro prodotti e di escludere capi trattati con silicio di alluminio, silicato di alluminio, carburo di silicio, scorie di rame e granato per trattamenti abrasivi.

In troppi paesi del mondo controlli ancora nulli. La silicosi è una malattia grave delle vie respiratorie, che può portare alla morte e che deriva dall'inalazione di polvere di pietra, a causa di esposizione troppo prolungata in ambiente contaminato. È una delle malattie professionali più studiate e conosciute, soprattutto tra i minatori. Eppure, di silicosi, nel terzo millennio, si muore ancora. Accade per esempio, ai  lavoratori impegnati nello scolorimento dei jeans mediante la tecnica della sabbiatura, il sandblasting, tecnica in cui un compressore ad aria "spara" la sabbia ad alta pressione sui jeans, sbiancandoli al punto desiderato. Ma, a seguito dell'impatto con il tessuto, le particelle di sabbia si frammentano, generando nell'aria una circolazione di particelle finissime che risultano letali per gli addetti alla sabbiatura. I sabbiatori, che spesso hanno come unica protezione solo una logora mascherina, sono l'ultimo anello della filiera di produzione e non solo in Turchia, ma anche in Cina, Bangladesh, Messico, Egitto, dove i controlli sono scarsissimi.


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