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03 dicembre 2024

L’Auditorium della sede centrale Inail intitolato ad Antonio Maglio, il medico che inventò le Paralimpiadi

Con la cerimonia che si è svolta questa mattina a Roma, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, l’Istituto ha voluto rendere omaggio al pioniere della sport-terapia, che introdusse un nuovo metodo riabilitativo basato sui concetti di presa in carico dei pazienti, terapia occupazionale e reinserimento socio-lavorativo. A lui si deve l’intuizione di disputare i Giochi paralimpici nella stessa città delle Olimpiadi

L’Auditorium della sede centrale Inail intitolato ad Antonio Maglio, il medico che inventò le Paralimpiadi

ROMA - In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, questa mattina a Roma la sede centrale Inail di piazzale Pastore ha ospitato l’evento “Recuperare la vita vera”, cerimonia di intitolazione dell’Auditorium al professor Antonio Maglio, il medico dell’Istituto che da direttore sanitario del Centro paraplegici Villa Marina di Ostia introdusse un nuovo metodo riabilitativo basato sui concetti di presa in carico dei pazienti, terapia occupazionale e reinserimento socio-lavorativo, fornendo un contributo decisivo per l’evoluzione della percezione e del trattamento della disabilità.

D’Ascenzo: “Riconoscimento doveroso a una figura fondamentale per la nostra storia”. L’evento, aperto da un videomessaggio del ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, si è svolto alla presenza del presidente dell’Inail, Fabrizio D’Ascenzo, del direttore generale dell’Istituto, Marcello Fiori, del presidente del Comitato italiano paralimpico (Cip), Luca Pancalli, e della vedova di Maglio, Maria Stella Calà. “Quello di oggi – ha detto D’Ascenzo – è il riconoscimento doveroso a una figura fondamentale per la storia dell’Inail, capostipite di quanto è stato fatto successivamente e di una generazione di medici che ha dedicato la propria vita al recupero delle persone con disabilità, che all’epoca purtroppo erano considerate irrecuperabili. Maglio, invece, sentiva il dovere di fare qualcosa. La sua capacità di dare nuove prospettive ai suoi pazienti deve essere di ispirazione per tutti”. 

Per lui la riabilitazione doveva includere il recupero psicologico e la ricostruzione dell’autostima. Se nell’Italia degli anni Cinquanta del secolo scorso avere un handicap equivaleva spesso a una condanna all’emarginazione, Maglio era convinto che i disabili potessero recuperare un ruolo civile e sociale. Per lui la riabilitazione, per essere davvero efficace, doveva includere il recupero psicologico, la ricostruzione dell’autostima e la volontà di reinserirsi nella società. Prendendo spunto dall’esperienza del neurologo Ludwig Guttmann, il primo ad avviare alla pratica sportiva i reduci britannici della seconda guerra mondiale ricoverati presso il centro per il trattamento delle lesioni spinali di Stoke Mandeville, iniziò a utilizzare lo sport come strumento terapeutico, intuendone le straordinarie potenzialità e l’effetto benefico che avrebbe avuto sui pazienti, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Praticando diverse attività sportive, infatti, gli ospiti di Villa Marina iniziarono a recuperare fiducia in sé stessi e il Centro paraplegici dell’Inail si affermò come modello innovativo di cura e riabilitazione in Italia e all’estero. 

Il ricordo della moglie: “Considerava come figli i ragazzi di cui si prendeva cura”. Appassionata custode della memoria del marito e del ruolo che ha avuto nell’imporre una nuova concezione della disabilità, Maria Stella Calà lo ha descritto come “una persona sempre rivolta verso il bene e verso la comunità. Sempre accanto ai suoi atleti, che non ha mai lasciato soli, convinto che si vince solo insieme”. Il suo dolore più grande, ha aggiunto, “è stata la perdita del figlio di cinque anni, ma ha saputo fare di quella tragedia la sua rinascita. Per superare il lutto si è dedicato a far del bene agli altri e con il suo impegno ha voluto dimostrare che nella vita si può fare tutto. Ha sempre considerato i ragazzi di cui si prendeva cura come dei figli, per lui erano una famiglia, sembrava burbero ma era tenero fino all’inverosimile. La sua anima e il suo essere sono ancora con noi e non ci abbandoneranno mai”.  

Il passaggio di testimone con gli azzurri in gara a Parigi. A Maglio si deve anche l’idea di organizzare a Roma, subito dopo la conclusione dei Giochi della XVII Olimpiade del 1960, quelle che nel 1984 sono state riconosciute ufficialmente come le prime Paralimpiadi della storia. In un ideale passaggio di testimone con i protagonisti dei primi Giochi del 1960, all’evento di questa mattina sono intervenuti anche gli atleti paralimpici Giada Rossi, Alberto Amodeo e Domiziana Mecenate, che hanno raccontato le tante emozioni legate alla loro partecipazione alle ultime Paralimpiadi – “senza il lavoro del professor Maglio – ha riconosciuto Amodeo – forse nessuno di noi sarebbe andato a Parigi” – e il valore dell’attività sportiva per esaltare le proprie potenzialità e ritrovare forza e motivazioni per riprendere a vivere dopo aver subito un grave infortunio.

Pancalli: “Lo sport strumento per scardinare le coscienze del Paese”. Il presidente del Cip, Luca Pancalli, si è soffermato sulle “tante belle iniziative promosse insieme all’Inail a partire dal 2000. Non solo con il Centro protesi di Budrio, che assiste molti nostri atleti, ma anche attraverso numerosi momenti di avviamento alle attività fisico-motorie degli infortunati sul lavoro, che si intersecano con i campus che organizziamo in tutta Italia per le bambine e i bambini disabili, per far loro capire che esiste un diritto allo sport che va coltivato e riconosciuto. Tutto questo è stato generato dal seme gettato da Antonio Maglio alla fine degli anni Cinquanta, da cui è nato il grande movimento paralimpico di oggi. Il problema ora non sono i nostri atleti, ai quali abbiamo riconosciuto diritti e dignità, ma tutte le persone non autosufficienti, le famiglie e le mamme che si sacrificano per accudirle, che non ricevono le risposte di cui hanno bisogno. Lo sport serve a tenere accesi i riflettori su questi temi, è lo strumento per scardinare le coscienze del Paese”.      

Fiori: “Un punto di riferimento per affrontare le sfide del futuro”. Come sottolineato da Marcello Fiori nell’intervento finale che ha preceduto lo svelamento della targa, “l’intitolazione dell’Auditorium ad Antonio Maglio è un atto d’amore, perché anche nelle istituzioni ci può essere amore. Non siamo la fredda burocrazia degli adempimenti, al centro del nostro mandato ci sono le persone con tutte le loro difficoltà, fragilità e differenze, e il nostro approccio non può che essere quello di Maglio, che si è preso cura dei suoi assistiti con amore e rispetto, ascoltandoli. Non dobbiamo dimenticare che è stato anche un grande dirigente di questo Istituto, a dimostrazione del fatto che l’Inail al suo interno può coltivare menti, comportamenti e valori come quelli che lui ha rappresentato”. Per il direttore generale dell’Istituto, “la memoria serve a riscoprire un pezzo della nostra storia e della nostra identità. In questi mesi stiamo riflettendo su quello che deve essere l’Inail e la figura di Maglio è un punto di riferimento per capire come affrontare le sfide del futuro. Con l’intitolazione dell’Auditorium abbiamo voluto rendere permanente la sua presenza e il suo spirito”.

Nella sala di accesso cinque teche con diversi oggetti commemorativi. L’eredità di Antonio Maglio è testimoniata anche attraverso alcuni oggetti commemorativi esposti all’interno di cinque teche posizionate nella sala di accesso, dal provvedimento del 23 maggio 1957 che istituì il Centro paraplegici di Ostia, con contestuale nomina di Maglio a direttore sanitario, alle medaglie conquistate dagli atleti azzurri alle Paralimpiadi di Roma. Nella sala congressi sono invece stati allestiti due pannelli fotografici: il primo è composto da una sequenza di scatti storici che descrivono il percorso professionale del medico dell’Inail, mentre il secondo è un’immagine del 1959 che lo raffigura insieme ad alcuni atleti della squadra paralimpica italiana.