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24 luglio 2020

Concluso il progetto “RESources from URbanBio-waSte" (Res urbis)

Proposto e coordinato dal Centro interdipartimentale di ricerca per l'ambiente e beni culturali (Ciabc) dell'Università "Sapienza" di Roma, ha visto il coinvolgimento della Task Inail che ha identificato i pericoli espositivi ad agenti biologici, agenti chimici e ad atmosfere potenzialmente esplosive e ha definito le misure di prevenzione e protezione adeguate a contenere i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori

Concluso il progetto “RESources from URbanBio-waSte" (Res urbis)

Concluso progetto Res Urbis

ROMA - Si è appena concluso il progetto “RESources from URbanBio-waSte" (Res urbis), relativo allo studio di processi di trasformazione dei rifiuti organici in bio-prodotti ad alto valore aggiunto. Res Urbis è stato sviluppato nell’ambito del Programma europeo Horizon 2020, il principale strumento finanziario volto a rafforzare lo Spazio Europeo della Ricerca e la creazione di un’area comune in cui ricercatori, conoscenze scientifiche e tecnologiche possano circolare liberamente ed attuare l’Unione dell’Innovazione.

Un progetto finanziato dalla Comunità europea. Il forte impegno dell'Unione Europea verso la piena attuazione dei principi dell'Economia circolare e della bioeconomia rappresenta una importante driving force verso lo sviluppo di un più efficace recupero di risorse dai rifiuti organici, in particolare da quelli di origine urbana. In tale contesto è stato sviluppato il Progetto Res urbis, proposto e coordinato dal Centro interdipartimentale di ricerca per l'ambiente e beni culturali (Ciabc) dell'Università "Sapienza" di Roma e che si è avvalso di 20 partners, tra i quali università ed enti di ricerca, imprese e loro associazioni ed amministrazioni pubbliche, di 8 paesi europei (Italia, Francia, Svizzera, Croazia, Danimarca, Spagna, Portogallo, Regno Unito) ed è stato finanziato per 3 anni dalla Comunità europea con circa 3 milioni di euro.

Sviluppare una filiera tecnologica innovativa. L'obiettivo di Res urbis è quello di rendere possibile l'integrazione di processi di trasformazione dei rifiuti organici in bio-prodotti ad alto valore aggiunto all'interno di una singola facility (bioraffineria). Il Progetto ha infatti sviluppato una filiera tecnologica innovativa per la valorizzazione integrata dei diversi scarti organici di origine urbana (quali i rifiuti municipali e i fanghi di depurazione delle acque reflue municipali), con l’obiettivo di convertirli in bioplastiche (PHA), con applicazioni nei settori dell'imballaggio (film biodegradabili e compositi), della produzione di beni di consumo durevole (quali ad esempio i telai di computer, tablet e telefoni), di oggetti per l’interior design (lampade, sedie), e nel settore del risanamento ambientale (quali materiali a rilascio controllato per la bonifica di falde sotterranee contaminate).

Positive le ricadute ambientali, economiche e occupazionali. I processi biotecnologici finalizzati ad ottenere nuovi prodotti bio ed eco-compatibili, impiegando gli scarti agroindustriali come risorse rinnovabili alternative al petrolio, permettono di minimizzare i quantitativi di rifiuti da smaltire in discarica, di andare oltre la produzione di compost e di energia dai rifiuti ed, in tal senso, hanno un potenziale impatto applicativo molto elevato. Più di 300 milioni di europei vivono in aree urbane o metropolitane: ognuno di questi produce in media ogni giorno più di 100 grammi di sostanza organica di scarto, il cui recupero e valorizzazione è attualmente piuttosto limitato. Sono quindi evidenti le positive ricadute ambientali, economiche ed occupazionali che possono derivare dalla messa a punto di tecnologie innovative che consentano la trasformazione di quest’enorme flusso di materiale organico in prodotti utili e con un effettivo valore di mercato.

Il lavoro della Task Inail. Al fine di garantire la tutela dei lavoratori, i nuovi processi biotecnologici per l’economia circolare devono essere studiati in termini di salute e sicurezza già nelle prime fasi della progettazione. Valutare i pericoli espositivi per i lavoratori nella progettazione di nuovi processi industriali permette di ridurre i rischi operativi andando ad identificare le soluzioni migliori per contenere, al massimo livello tecnicamente realizzabile, le esposizioni pericolose durante le diverse operazioni di processo. Nell’ambito di Res urbis, questo è stato l’obiettivo della Task Inail, che è stato portato avanti dal Ditsipia (Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici) e da Contarp (Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione). A partire dall’analisi delle diverse fasi operative del processo biotecnologico, Inail ha proceduto ad identificare i pericoli espositivi ad agenti biologici, agenti chimici e ad atmosfere potenzialmente esplosive, definendo le misure di prevenzione e protezione più idonee al contenimento dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Apprezzamento da parte degli esperti valutatori. L’obiettivo della Task Inail è stato raggiunto ed apprezzato dagli esperti valutatori del Progetto, che si sono così espressi sul Deliverable Inail (D4.5 Occupational safety) “D4.5 is very good, addressing this important topic comprehensively, based on related expertise of the authors and literature. The deliverable examines in detail the occupational health risks for the workers who are involved in the production process of PHA from bio-waste. Regulatory framework is referred to and relevant risks are identified. Rather than engaging in speculative quantification of risks, realising the complexity of such an endeavour for a novel technological process, the authors focus on risk prevention and elaboration of various precautionary measures to reduce / eliminate exposure as an effective mitigation strategy”.
Maggiori informazioni sul progetto sono consultabili al link sottostante.

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