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Sport senza barriere, la storia di Massimo Cagiola

Dal basket in carrozzina, alla pallamano, fino all'agonismo di tennis in carrozzina: il reinserimento attraverso lo sport, dopo l'infortunio, di un pasticciere appassionato di moto

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  • Massimo Cagiola: “Scendo in campo per vincere”

    Nel video-racconto Massimo ripercorre l’esperienza vissuta a partire dal lungo e difficile periodo di riabilitazione post-infortunio, in cui ha attraversato momenti di profondo sconforto, fino al recupero della fiducia in sé stesso e nelle proprie capacità. Anche grazie allo sport.

    Massimo Cagiola, 54 anni, un figlio di 27, vive a Trevi in provincia di Perugia. Da alcuni anni gioca a tennis in carrozzina a livello agonistico e partecipa a diversi tornei. Tra un mese ci sarà il prossimo. “Adesso a luglio ne avremo un altro, che si terrà l’1 e il 2, ed è normale che… Io scendo in campo per vincere! Poi vedremo”. V.O. Investito da un’auto mentre andava al lavoro in moto nel 2000, Massimo ha subito una grave lesione del midollo spinale. L’inizio, lo devo dire, che è stata durissima. Dura perché mi sono ritrovato paralizzato completamente. Muovevo solo il braccio sinistro e il collo. Dopo di che la riabilitazione! Mi volevano rimettere in carrozzina per farmi capire che la vita continua. Non ci stavo proprio dentro. Poi però, quando ho capito che la vita poteva continuare anche stando seduti, io sono tornato a andare a 1000 come andavo prima. Io ho voglia di vivere: questo è basilare. Con lo sport sono venuto a contatto perché un giorno mi ha fermato un ragazzo che stava in carrozzina. Mi ha detto: “Che stai a fa? Vieni a giocare a basket!” Gli dico “Ma chi sei?”. È iniziata così. Mai toccare una palla da basket, non sapevo manco che bisogna fa, e invece lì poi ho fatto quattro anni di serie B! V.O. In seguito, partecipando ai corsi di avviamento allo sport proposti dall’Inail agli infortunati sul lavoro, Massimo inizia a giocare a basket in carrozzina e poi arriva anche la passione per il tennis. (Modificare sequenza) L’ Inail in questo dà una mano perché quando l'ho fatto io erano un paio di anni, insomma, che mi supportava economicamente verso il circolo, verso i maestri e quindi insomma, oltre l'ausilio che è la carrozzina da tennis specifica, mi ha dato anche questa opportunità. “Ma non ci sono grandissime differenze perché comunque una persona normodotata e una persona che gioca in carrozzina quando è nel campo da tennis è un atleta. Loro sono atleti che devono che devono prepararsi per gareggiare per fare tornei: l'allenamento è duro!” Poi, con il tempo, Massimo riscopre un’altra passione, abbandonata dopo l’incidente: la moto. “Parliamone: faccio parte di un gruppo regionale che si chiama 45 Harley Group Chapter Chapter, e in Italia siamo in 35 club che ci incontriamo mensilmente. Bellissime feste, dove si mangia, si beve, si sta bene, incontri gli amici, si fanno bei giri in moto e questa è la mia vera passione. Vado in una moto a tre ruote adattata. Porto la carrozzina e mi faccio un bel viaggio a Budapest, in Francia, Austria.” Massimo è una persona estroversa e allegra che, attraverso lo sport e i suoi interessi ha ritrovato energia e voglia di vivere. “Lo sport ti aiuta: prima cosa nello stare insieme ad altre persone e a superare le paure che uno ha, perché tutti noi abbiamo delle paure, forse un pochino più. Faccio sport a livello di divertimento, di benessere… Ma poi, quando scendo in campo: è guerra!”