INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro

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22/02/2018

Al via il master Sapienza-Inail che forma i risk manager del futuro

Il Rettorato dell’ateneo romano ha fatto da cornice alla giornata di apertura del corso biennale di II livello sulla gestione integrata di salute e sicurezza, promosso insieme all’Istituto per formare nuove figure specializzate in grado di operare in contesti multidisciplinari

Al via il master Sapienza-Inail che forma i risk manager del futuro
ROMA - Formare figure specializzate, in grado di rispondere ai rapidi e profondi cambiamenti del mondo del lavoro e dell’innovazione tecnologica, attraverso l’acquisizione di conoscenze da spendere nell’ambito della gestione integrata dei rischi in tutta la filiera dei processi produttivi, dalla progettazione al monitoraggio dell’efficacia dei processi, nell’ottica della “prevention through design”, la prevenzione a partire dalla progettazione. Questo l’ambizioso obiettivo del master interfacoltà biennale di II livello sulla gestione integrata di salute e sicurezza, promosso dall’Inail e dalla Sapienza Università di Roma, attraverso il coinvolgimento trasversale di quattro facoltà: Medicina e Odontoiatria, Farmacia e Medicina, Giurisprudenza e Ingegneria civile e industriale.

L’identikit dei candidati: uno su quattro ha meno di 29 anni. A circa tre mesi dall’evento di presentazione ufficiale del 29 novembre, con il campione paralimpico Alex Zanardi nei panni di testimone d’eccezione, la Sala multimediale del Rettorato dell’ateneo romano martedì mattina ha ospitato la giornata di apertura del corso. Dopo il saluto introduttivo del rettore Eugenio Gaudio, che ha definito la collaborazione con l’Inail “una sfida innanzitutto culturale, perché la sicurezza sul lavoro è uno dei pochi indicatori sensibili che misurano la civiltà di un Paese”, la direttrice del corso Antonella Polimeni, professore ordinario del Dipartimento di scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali, ha tracciato l’identikit dei 38 candidati che la settimana scorsa hanno affrontato la prova di selezione per ottenere uno dei 35 posti disponibili. La maggioranza (55%) sono uomini, uno su quattro (26,3%) ha tra i 25 e i 29 anni, il 21,1% tra i 30 e i 34 anni e il 13,2% tra i 35 e i 39 anni, con un background formativo concentrato soprattutto nell’area giuridica, ingegneristica e sanitaria. Le borse di studio previste per gli studenti più meritevoli sono 20, finanziate per metà dall’Inail e per metà dagli enti partner dell’iniziativa.  

De Felice: “È un record di convinzione ed efficienza”. L’inaugurazione del master, per il presidente dell’Inail, Massimo De Felice, “è un record di convinzione ed efficienza”. Nell’ambito dell’Istituto, infatti, “si è cominciato a discutere nel 2016 dell’esigenza di organizzare un corso di specializzazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro da inserire nella cosiddetta offerta formativa nazionale. L’occasione ufficiale fu l’apertura di una riunione a ‘cultura mista’, l’XI Convegno nazionale di medicina legale e previdenziale che si tenne a Genova insieme al IX Seminario della Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione. Il tema fu poi ripreso per avviare i lavori del Seminario nazionale degli avvocati Inail a Catania. La collaborazione e le sintonie già attive con la Sapienza hanno poi consentito una rapida ed efficace progettazione”.  

“Per affrontare i rischi emergenti serve una cultura anti-disciplinare”. Il tratto distintivo del master è il suo approccio multidisciplinare – giuridico, ingegneristico e medico – alla formazione, che punta a dare un profilo nuovo alla figura professionale del risk manager, finora qualificata con soluzioni episodiche e dai contenuti generici. “Per gestire i rischi nuovi ed emergenti – ha osservato a questo proposito il presidente dell’Inail – c’è bisogno di nuova cultura e di nuove figure professionali che siano capaci di operare negli spazi di confine tra discipline. Non bastano più, infatti, competenze disciplinari separate, c’è bisogno di anti-disciplinarità, ovvero di uscire dal proprio dominio culturale per costruirne uno nuovo comune. Come diceva Popper, non ci sono discipline, ma soltanto problemi e l’esigenza di risolverli”.

L’offerta didattica arricchita da stage in materia di salute e sicurezza. Articolato in tre moduli didattici, per un totale di 1.500 ore, il corso comprende attività di alta formazione per la valutazione e gestione integrata dei rischi negli ambiti produttivi della cosiddetta Industria 4.0, che deve misurarsi con le sfide legate al rapido sviluppo di automazione, robotica, smart working, crowdworking e nanotecnologie. L’offerta didattica, inoltre, è arricchita da stage formativi in materia di salute e sicurezza offerti dai nove enti partner dell’iniziativa, tra le realtà più importanti del tessuto produttivo italiano: Aeroporti di Roma, Confindustria, Enel, Eni, Federchimica, Fiat Chrysler Automobiles (Fca), Fondazione Rubes Triva, Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) e Terna.

“L’esperienza in azienda strumento prezioso per qualificare il progetto formativo”. Per De Felice, “gli stage sono uno strumento prezioso per qualificare il progetto formativo e potenziare la tecnica didattica del ‘fare e formare’, dell’imparare facendo le cose, verificando sul campo il senso pratico di leggi e norme. I vantaggi possono essere biunivoci: le imprese, che offrono agli studenti del master una ‘palestra’ in cui esercitare le nuove competenze apprese, potranno infatti beneficiare a loro volta di un punto di vista esterno, da cui può derivare anche una collaborazione più diretta nella politica dei dati, per un’analisi adeguata di confronto tra i dati aziendali e quelli pubblici”.

Il quadro strategico Ue e il “capitale organizzativo”. Richiamando il quadro strategico dell’Unione europea in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020, che indica la necessità di intraprendere azioni per la prevenzione nelle micro e piccole imprese, di promuovere iniziative per affrontare i rischi nuovi ed emergenti, di semplificare la legislazione, ridurre gli oneri amministrativi e raccogliere dati statistici, per la definizione e il controllo delle politiche prevenzionali, il presidente dell’Inail ha spiegato che “fare prevenzione significa fare azione produttiva in modo più efficiente all’interno delle imprese”. L’importanza del “capitale umano è ampiamente riconosciuta – ha aggiunto – ed è rilevante anche per il lavoro sicuro, che deve essere sostenuto da formazione e informazione”. Ma altrettanto rilevante per l’utilizzo efficace delle nuove tecnologie, “è il capitale organizzativo, l’insieme di nuove procedure gestionali, tecniche di produzione, forme di organizzazione”.

“La prevenzione componente essenziale della produttività”. “In Italia nel 2016 gli infortuni sul lavoro hanno causato circa 11 milioni di giornate di inabilità, con costo a carico dell’Inail. In media 84 giorni per infortuni che hanno provocato menomazione, circa 21 giorni in assenza di menomazione”, ha spiegato De Felice, sottolineando l’importanza di valutare correttamente i costi di prevenzione, che rappresentano “un investimento con rendimento spesso ragguardevole per i lavoratori, le imprese e gli Stati, e una componente essenziale della produttività di medio-lungo termine”. Sul punto si è soffermato anche il coordinatore scientifico del master, Sergio Iavicoli, direttore del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail, che ha messo a confronto gli investimenti in salute e sicurezza sul lavoro nell’Ue con i costi dovuti alla mancata prevenzione: a fronte di 200 miliardi di euro destinati ogni anno nel continente alle iniziative di formazione, informazione e ricerca, i ritiri precoci, le disabilità, gli infortuni e le malattie costano ogni anno circa tremila miliardi.

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