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25 gennaio 2024
“La mia storia è partita con coraggio”. La forza di Giuseppe Torrini, seguito dall’Inail da 35 anni
È online una nuova bella storia di reinserimento sociale. A raccontarsi questa volta è un assistito di quasi 99 anni, che parla dell’autonomia ritrovata dopo l’infortunio sul lavoro
“La mia storia è partita con coraggio”. La forza di Giuseppe Torrini, seguito dall’Inail da 35 anni

ROMA - È il 1988 quando Giuseppe Torrini, 63 anni, magazziniere in un’azienda che si occupava della raccolta di carta da macero, qualche mese prima dalla pensione, subisce un infortunio sul lavoro che gli causa l’amputazione di entrambe le gambe. “Quella mattina – racconta – un operaio non è arrivato e io ho preso il suo posto. Appena ho acceso la pressa, è partito il pistone che mi ha colpito entrambe le gambe”.
“Al Centro Protesi aiutava i giovani amputati”. Quella di Giuseppe è la storia della determinazione di un uomo che ricomincia una nuova vita senza mai arrendersi. Grazie al Centro protesi Inail Giuseppe ritrova la sua autonomia e viene preso in carico dalla sede territoriale di Roma Tuscolano nel suo percorso di reinserimento sociale. Inail gli fornisce le prime protesi. Inizialmente a Vigorso di Budrio e poi presso la filiale di Roma, Giuseppe trascorre lunghi periodi di riabilitazione e, con il suo esempio, dà coraggio agli altri assistiti. “Quando incontravo le persone amputate sentivo il bisogno di aiutarle. All’inizio non volevano provare a camminare. E io con pazienza dicevo: guardate, io sono come voi e ci sono riuscito, vedrete che piano piano ce la farete anche voi. Provate con pazienza e coraggio”. Franco Mele, tecnico ortopedico, responsabile Linea Arti Inferiori della struttura romana, racconta che quando veniva per gli esercizi e incontrava alcuni giovani amputati li invitava a non mollare, mostrando come utilizzare le protesi.
Con le vecchie protesi senza ricorrere alla tecnologia. “Negli ultimi quarant’anni, l'evoluzione tecnologica delle protesi ha fatto grandi progressi – spiega Andrea Simonetti, responsabile tecnico del Centro protesi capitolino – ma Giuseppe ha scelto di rimanere fedele alla configurazione che era stata stabilita per lui inizialmente. Al di là di alcune piccole modifiche, non ha mai voluto montare articolazioni di ginocchio a controllo elettronico né utilizzare nuove tecnologie, perché per lui era importante mantenere l'obiettivo raggiunto”. “Per noi – conclude Franco Mele – è una grande felicità sapere che i nostri pazienti siano riusciti a reinserirsi nella vita sociale”.
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Pubblicazione
25/01/2024, 14:14
Ultimo aggiornamento
25/01/2024, 14:14
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