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04 aprile 2023

Agricoltura, nel quinquennio 2017-2021 le denunce di infortunio in calo del 20,9%

Il comparto, in cui operano più di 1,1 milioni di imprese, in maggioranza ancora a gestione familiare o individuale, è al centro dell’analisi del nuovo numero del periodico statistico Dati Inail. Il dato del 2021 è in aumento dell’1,9% rispetto all’anno precedente ma risente ancora degli effetti della pandemia

Agricoltura, nel quinquennio 2017-2021 le denunce di infortunio in calo del 20,9%

Agricoltura, nel quinquennio 2017-2021 le denunce di infortunio in calo del 20,9%

ROMA - Nel quinquennio 2017-2021 il bilancio del fenomeno infortunistico nella gestione assicurativa Agricoltura continua a essere condizionato dalla pandemia da Covid-19. Il 2021, infatti, sebbene con 27.221 denunce mostri un leggero aumento (+1,9%) rispetto alle 26.713 del 2020, registra un calo complessivo del 20,9% rispetto ai 34.422 casi rilevati nel 2017. Anche il trend dei casi mortali risente degli effetti dell’emergenza sanitaria, con una riduzione dell’11,7% rispetto a cinque anni prima, dai 163 decessi denunciati nel 2017 ai 144 del 2021. Le variazioni annuali, però, hanno avuto un andamento altalenante: se nel 2018 si è registrato un calo del 6,7% (152 casi), nel 2019 si è raggiunto il picco di periodo, con 171 decessi e un incremento del 12,5%. Nel 2020 la pandemia ha comportato una nuova significativa diminuzione del 21,1% (135 casi mortali), mentre il 2021 si è chiuso con un incremento pari al 6,7%.

In crescita il peso dei lavoratori stranieri nella manodopera non familiare. A fare il punto della situazione sull’andamento degli infortuni e delle malattie professionali nel comparto agricolo, in cui operano più di 1,1 milioni di imprese, in maggioranza (93,5%) ancora a gestione familiare o individuale, è il nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, da cui emerge anche il peso in crescita nella manodopera non familiare dei lavoratori stranieri, passati da uno su quattro nel 2010 a uno su tre nel 2020. Cala, invece, il numero delle donne occupate, che erano quasi il 37% del totale nel 2010 e 10 anni dopo sono scese a circa il 30%. L’impegno lavorativo medio delle lavoratrici, misurato in termini di giornate di lavoro standard, nello stesso arco di tempo è però aumentato di più rispetto a quello dei lavoratori (+30% contro +14%).  

Nel Nord-Est quasi un terzo dei casi. Dal punto di vista territoriale, nel 2021 quasi un infortunio su tre (32,3%) è stato denunciato nel Nord-Est, che con 8.795 casi precede il Sud (5.831), il Centro (4.827), il Nord-Ovest (4.614) e le Isole (3.154). Le denunce di infortunio con esito mortale, però, sono concentrate soprattutto nel Sud (30,6%) e nel Nord-Ovest (22,9%), seguiti dal Nord-Est (20,8%), dal Centro (15,3%) e dalle Isole (10,4%). A infortunarsi di più lungo tutto l’arco del quinquennio preso in considerazione sono gli uomini. Nel 2021, in particolare, gli infortuni in occasione di lavoro accertati dall’Inail che hanno riguardato i lavoratori maschi sono stati 16.227, pari all’82,5% del totale, contro i 3.443 riconosciuti alle lavoratrici (17,5%), mentre limitando l’analisi ai soli casi mortali la quota maschile sale al 93,4%.

Le patologie denunciate in diminuzione del 19% rispetto alla media del triennio pre-Covid. Per quanto riguarda le malattie professionali, nel 2021 le denunce protocollate dall’Inail nella gestione Agricoltura sono state 9.158, quasi il 22% in più rispetto alle circa 7.500 del 2020, ma oltre il 19% in meno rispetto alla media di 11.400 casi del triennio 2017-2019. Nel quinquennio 2017-2021 le malattie professionali sono state codificate come patologie a carico del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo in ben il 77,5% dei casi. Di questi oltre la metà è rappresentato da disturbi dei tessuti molli e il 45% da dorsopatie. Le altre malattie più presenti sono quelle a carico del sistema nervoso (17%) e le ipoacusie (quasi il 4%), mentre i tumori, con 36 casi nel 2021, rappresentano meno dell’1% del complesso dei casi.

Le attività manuali all’origine dell’alta incidenza delle malattie dell’apparato muscoloscheletrico. L’alta incidenza delle patologie dell’apparato muscoloscheletrico da sovraccarico biomeccanico, con effetti principalmente a carico della colonna vertebrale e degli arti superiori, deriva in larga parte da attività manuali caratterizzate da posture incongrue protratte per tempi significativi, da movimenti ripetuti spesso effettuati in modo continuativo per larga parte della giornata e dalla movimentazione di carichi. Sebbene il settore agricolo sia caratterizzato da una crescente meccanizzazione, sempre più supportata da macchine molto evolute e interconnesse attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali, il lavoro manuale resta infatti rilevante in molte operazioni colturali e in particolari situazioni territoriali nelle quali l’utilizzo delle macchine è disagevole, in funzione delle condizioni orografiche, pedologiche e meteoclimatiche.

Dai bandi Isi un sostegno alla meccanizzazione del settore. Intervenire per la riduzione del rischio da sovraccarico biomeccanico in agricoltura è piuttosto complesso, a causa dell’ampia tipologia di operazioni coinvolte, dell’eterogeneità dei metodi di lavoro, della variabilità delle lavorazioni in dipendenza delle colture, del tipo di territorio e della stagione. L’Inail supporta le aziende in questo ambito attraverso i bandi Isi, che prevedono un asse dedicato alle micro e piccole imprese agricole, con cui è anche possibile finanziare l’acquisto di macchine volte alla meccanizzazione delle operazioni in precedenza svolte manualmente. Dall’analisi delle domande presentate emerge un forte interesse per la meccanizzazione, in particolare da parte delle aziende che si dedicano alle colture orticole e a quelle legnose agrarie, per le quali la raccolta e molte altre operazioni sono ancora svolte manualmente.