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21 marzo 2022

Riabilitazione 4.0, la ricerca del Centro Protesi Inail nello speciale di Ortopedici & Sanitari

Nel numero di marzo della rivista scientifica i traguardi raggiunti e gli sviluppi futuri delle collaborazioni avviate dalla struttura di Vigorso di Budrio in ambito robotico, protesico e chirurgico, per un utilizzo sempre più naturale e funzionale dei dispositivi da parte degli assistiti

Riabilitazione 4.0, la ricerca del Centro Protesi Inail nello speciale di Ortopedici & Sanitari

Riabilitazione 4.0, la ricerca del Centro Protesi Inail nello speciale di Ortopedici & Sanitari

ROMA - I risultati raggiunti e gli sviluppi futuri delle attività di ricerca promosse dal Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, in collaborazione con partner scientifici di eccellenza a livello nazionale e internazionale, sono tra i temi trattati nello speciale dedicato alla protesica del numero di marzo di Ortopedici & Sanitari, mensile di riferimento per ortopedici, fisiatri, fisioterapisti e tecnici ortopedici.

Lo studio internazionale per confrontare due tecniche di presa d’impronta. Ad aprire lo speciale è l’intervista di Roberto Tognella a Gregorio Teti, direttore tecnico dell’Area tecnica del Centro Protesi Inail, che approfondisce gli obiettivi dello studio avviato nel 2019 insieme alla Northwestern University di Chicago e al Minneapolis Veterans Administration Health Care System, struttura di ricerca e ospedale per i militari statunitensi, allo scopo di mettere a confronto la tecnica tradizionale per la realizzazione del calco gessato e dell’invasatura delle protesi in pazienti con amputazioni trans-tibiali (sotto il ginocchio) e trans-femorali (sopra il ginocchio) con la tecnica innovativa di presa d’impronta in sospensione idrostatica, introdotta per la prima volta in Italia proprio dalla struttura di Vigorso di Budrio.

I pazienti coinvolti attivamente per testare le invasature. Come precisato da Teti, oltre alla comparazione delle due tecniche, in termini di maggiore o minore comfort per i pazienti, il progetto punta anche ad analizzare la loro ripetibilità quando vengono utilizzate da operatori differenti sulla stessa persona, sviluppando ulteriormente i concetti dell’industria 4.0 anche nell’ambito della tecnica ortopedica. Per verificare se il metodo di sospensione idrostatica permetta effettivamente di costruire invasature più confortevoli, in modo più semplice, efficiente e affidabile rispetto alla tecnica completamente manuale, in ognuno dei centri partner sui due lati dell’Atlantico sono stati coinvolti 30 pazienti, 10 con amputazione trans-femorale e 20 con amputazione trans-tibiale, che collaborano attivamente testando più invasature.

Con la digitalizzazione del processo non sarà più necessario conservare i calchi gessati.  Dai primi dati emersi dallo studio, nel 90% dei casi la tecnica di sospensione idrostatica si è rivelata molto favorevole nell’approccio al percorso protesico, mentre negli altri casi è stato necessario effettuare piccole correzioni. “L’introduzione di una tecnologia che utilizza i campi elettromagnetici – spiega Teti – nel prossimo futuro consentirà inoltre di eliminare la realizzazione del calco gessato e di digitalizzare già in questa fase il processo di definizione dell’invasatura, mantenendo memoria delle modifiche effettuate e risolvendo allo stesso tempo i problemi di conservazione di tutti i calchi gessati”. Un’esigenza non secondaria per il Centro Protesi Inail, al quale accedono ogni anno circa 11mia pazienti.

L’obiettivo embodiment per la restituzione di feedback sensoriali. Dalla mano protesica Hannes, sviluppata assieme all’Istituto italiano di tecnologia, al progetto Sensibilia++, avviato nel 2017 con il Campus Bio-Medico di Roma, i cui risultati hanno portato alla nascita del progetto iHannes nel 2021, fino al progetto CECA 2020, frutto della collaborazione con l’Istituto di Biorobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, l’intervista di Giulia Agresti a Emanuele Gruppioni, direttore tecnico dell’Area ricerca della struttura di Vigorso di Budrio, fornisce invece una dettagliata panoramica degli altri studi promossi dal Centro Inail in ambito protesico. Mentre la robotica, grazie alle numerose sinergie avviate in questi anni, rappresenta ormai una tecnologia matura, una delle nuove sfide è quella dell’embodiment, ovvero lo sviluppo di protesi sempre più integrate nel corpo del paziente, attraverso interfacce in grado di restituire feedback sensoriali.

Il progetto sulla propriocezione con il Campus Bio-Medico di Roma e la Scuola Sant’Anna di Pisa. “Quando ci si riferisce alla sensibilità si pensa al tatto, ma il concetto di percezione – precisa Gruppioni – in ambito protesico è molto più esteso, perché le linee afferenti del sistema nervoso portano un insieme di informazioni di cui il tatto è la più importante, ma non l’unica. Stiamo lavorando, in particolare, sulla propriocezione: sapere a occhi chiusi, per esempio, che il gomito è flesso a 90 gradi o è disteso lungo il corpo. Si tratta di un nuovo progetto in collaborazione con il Campus Bio-Medico di Roma, per la parte clinica, mentre la parte tecnologica sarà sviluppata con l’Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa”.

L’osteointegrazione per il trattamento delle amputazioni. Un’ulteriore frontiera nel campo dei feedback sensoriali riguarda le protesi osteointegrate, interfacce tecnologiche bioniche meccaniche ed elettriche che si connettono in modo rapido direttamente allo scheletro del paziente. Il progetto OsteoCustom, nato dalla collaborazione tra Centro Protesi e Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, studia processi personalizzati di trattamento dell’amputazione mediante osteointegrazione, migliorando l’affidabilità strutturale dell’impianto e definendo un processo personalizzato per il suo sviluppo, caratterizzato da un’alta sinergia tra le varie fasi del trattamento protesico con osteointegrazione. I risultati ottenuti su quattro pazienti trattati con impianti osteintegrati presenti in commercio sono stati rilevanti e rappresentano la base di un nuovo studio per la realizzazione di impianti customizzati, con l’obiettivo di sviluppare l’impianto osteointegrato che sarà fornito in sala operatoria direttamente presso il Centro Protesi Inail, dove il paziente tornerà dopo l’intervento per il suo percorso riabilitativo.

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