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11 gennaio 2021

Prevenzione sanitaria, in un fact sheet Inail le misure principali di protezione dagli agenti infettivi del gruppo 3

Nel documento tecnico-scientifico si riepilogano e aggiornano gli interventi a tutela di medici e tecnici della salute, esaminati in relazione agli adempimenti delle norme di igiene e sicurezza sul lavoro e all’innovazione tecnologica disponibile

Prevenzione sanitaria, in un fact sheet Inail le misure principali di protezione dagli agenti infettivi del gruppo 3

Misure di sicurezza dagli agenti infettivi del gruppo 3

ROMA - Evidenze scientifiche dimostrano che buoni piani di prevenzione e progettazione sono misure fondamentali per evitare la diffusione degli agenti infettivi nelle strutture sanitarie. Risulta quindi quanto mai attuale un recente fact sheet curato dal Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit) dell’Inail, un vademecum utile per rammentare le principali misure di protezione per il rischio biologico, a vantaggio sia degli operatori sanitari sia degli utenti.
La normativa di riferimento. Le misure di sicurezza, spiega preliminarmente la scheda, debbono essere conformi alla legislazione di riferimento vigente, al decreto legislativo 81/2008 e alle sue modificazioni successive. Il decreto, recependo nell’ordinamento nazionale le Direttive Ue su igiene e sicurezza in ambiente di lavoro, ha incluso al Titolo X (protezione dai rischi derivanti da esposizione ad agenti biologici) i contenuti della Direttiva 2000/54 Ce. Qui sono classificati al gruppo 3 e 3** di rischio alcuni agenti patogeni particolarmente temibili per la salute dei lavoratori e della comunità. Tra essi, la tubercolosi, il tifo, la peste, che sono veicolabili in aria, o i virus dell’epatite B e C, l’HIV, trasmessi generalmente per via ematica.
 
Le azioni di prevenzione e protezione collettiva. In base alle conoscenze scientifiche disponibili e alla normativa vigente, prosegue la nota, tutte le misure di prevenzione debbono essere individuate e adottate tenendo conto delle caratteristiche peculiari degli agenti biologici, degli ambienti di lavoro e delle mansioni svolte. Per quelle di tipo collettivo, il testo del Dit, citando le norme in vigore, ricorda che è fondamentale considerarle prioritarie rispetto a quelle individuali, e su di esse si sofferma nella trattazione.
 
Importante l’aerazione degli ambienti di lavoro. In particolare, negli ambienti sanitari di osservazione/degenza o dove si espletano attività di assistenza medica di varia tipologia nei confronti di soggetti sospetti di infezione da agenti del gruppo 3 dovrebbero essere utilizzati spazi in depressione con ricambi d’aria idonei, per evitare la permanenza in aria dell’agente infettivo e limitarne la diffusione negli ambienti circostanti. In queste aree deve essere garantito un adeguato numero di ricambi d’aria, calcolati attraverso il ‘recovery time’. L’estrazione dell’aria va effettuata con sistemi filtranti conformi alla norma tecnica europea En 1822 ed è indispensabile il controllo periodico del rispetto dei parametri di contenimento di pressione, direzione, portata dei flussi ed efficienza dei sistemi di filtrazione dell’aria.
 
Attività di disinfezione e uso delle cappe. Sulle attività di disinfezione, la scheda, rinviando alla lettura del documento del Ministero della Salute prodotto per l’emergenza Ebola e citato nel testo, si sofferma sull’elaborazione da parte del Comitato Europeo di Normazione (CEN) di norme tecniche comunitarie relative all’approccio metodologico delle attività di disinfezione. Queste sono essenziali negli ambienti dedicati all’osservazione del soggetto potenzialmente infetto, e in quelli di assistenza sanitaria e terapeutica di varia tipologia. Viene richiesta, quindi, una doverosa e appropriata disinfezione delle superfici di ambienti e dispositivi medici, apparecchiature e strumenti tramite procedure di aerosolizzazione, considerate misure adeguate di protezione sanitaria. Inoltre, per i laboratori di tipo BSL3 o P3, accanto alle misure sopradescritte, si può indicare tra le misure di prevenzione e protezione di tipo collettivo l’impiego di cappe a flusso laminare, con caratteristiche e dimensioni appropriate per le attività che devono essere eseguite in laboratorio e regolarmente certificate in conformità alle norme tecniche di riferimento.
 
I dispositivi di protezione individuale per mani e corpo. Il fact sheet passa poi in rassegna i principali dispositivi di protezione individuale che tutelano dal rischio di esposizione agli agenti infettivi del gruppo 3, da utilizzare sulla base della valutazione del rischio. Le mani, ad esempio, vanno protette con guanti che devono essere resistenti ad abrasione, taglio, strappo e perforazione e sono generalmente realizzati in nitrile oppure in lattice e neoprene (riutilizzabili o monouso). Per quanto attiene al corpo, è necessario indossare una tuta completa monouso idrorepellente in tessuto non tessuto, con maniche, polsino e cuciture realizzate con tecnologia antipermeazione e antipenetrazione.
 
Gli altri dispositivi per piedi, vie respiratorie, volto e occhi. Per la protezione dei piedi è necessario adoperare sovrascarpe o calzari monouso con chiusura elastica oppure stivali in gomma. Il dispositivo più usato per la protezione delle vie respiratorie è la semimaschera filtrante, dispositivo di III categoria, che deve essere conforme alle norme tecniche. Quanto al volto, i visori o schermi facciali devono essere indossati per quelle procedure nelle quali sia necessario proteggere il volto da schizzi e/o sversamenti. Dispositivi di II o III categoria, i visori devono essere conformi alle norme tecniche. Essendo riutilizzabili, questi dispositivi necessitano di disinfezione dopo ogni utilizzo. Va quindi indicata la resistenza ai disinfettanti e la durata dei cicli di disinfezione per assicurare le adeguate proprietà ottiche.
 
 

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