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18 settembre 2020

Paralimpiadi, una targa allo Stadio Paolo Rosi di Roma apre le celebrazioni per il 60° anniversario

Alla cerimonia, promossa dal Comitato italiano paralimpico (Cip) in ricordo dell’apertura dei primi giochi nel 1960, ha partecipato il presidente dell’Inail, Franco Bettoni, che ha sottolineato il ruolo centrale dello sport per la riabilitazione e il reinserimento delle persone con disabilità. A chiusura delle iniziative in programma, un convegno presso l’Auditorium dell’Istituto il 25 settembre prossimo

Paralimpiadi, una targa allo Stadio Paolo Rosi di Roma apre le celebrazioni per il 60° anniversario

Celebrazioni 60° anniversario paralimpiadi

ROMA – A sessant’anni esatti dall’inaugurazione delle prime Paralimpiadi della storia, nello stesso luogo che ospitò l’evento, lo stadio Paolo Rosi, all’interno dell’impianto dell’Acqua Acetosa, è stata scoperta una targa commemorativa. Durante la cerimonia, promossa dal Cip, sono intervenuti il presidente del Comitato, Luca Pancalli, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, il presidente dell’Inail, Franco Bettoni, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il delegato allo Sport della presidenza della Regione Lazio, Roberto Tavani e Aroldo Ruschioni, un atleta che partecipò ai Giochi del 1960. In serata è il Colosseo, invece, a diventare protagonista, facendo da sfondo a giochi di luce e immagini iconiche. Chiuderà le celebrazioni il convegno dal titolo “Roma 1960-Roma 2020, dalla prima paralimpiade ai giochi di Tokyo. Sessanta anni di storia del movimento paralimpico”, in programma il 25 settembre presso l’Auditorium della direzione generale dell’Istituto.
 
Le Paralimpiadi e la sport-terapia. Ideati e promossi dal professore e medico dell’Istituto, Antonio Maglio, insieme al dottor Ludwig Guttmann, i primi Giochi paralimpici si svolsero tra il 18 al 25 settembre 1960, una settimana dopo la chiusura della XVII Olimpiade, con la partecipazione di 400 sportivi giunti a Roma da 23 Paesi per disputare 57 gare di otto discipline. Grazie all’impegno di Maglio, direttore del Centro paraplegici dell'Inail di Villa Marina di Ostia, si diffuse in Italia la pratica della sport-terapia come strumento per la riabilitazione e il reinserimento sociale delle persone con disabilità.  

Bettoni: “Gli atleti paralimpici hanno cambiato la percezione sociale della disabilità”. “In questo momento di difficoltà che sta vivendo l’intero Paese – ha dichiarato il presidente dell’Inail, Franco Bettoni – abbiamo bisogno di esperienze positive e storie di rinascita. L’Inail da sempre guarda allo sport come valido strumento per la riabilitazione e il reinserimento delle persone con disabilità e per il recupero della loro integrità psico-fisica. Lo sport e gli atleti paralimpici – ha sottolineato – hanno cambiato la percezione sociale della disabilità. Dal 1960 il movimento paralimpico ha fatto tanta strada e la collaborazione con l’Inail è andata crescendo fino ad arrivare ad una stretta sinergia con il Cip, che ha reso possibile la realizzazione di numerose iniziative sia a livello nazionale che sul territorio”.

Pancalli: “In questo luogo è iniziata la storia del movimento paralimpico” “Se oggi siamo qui – ha aggiunto il presidente del Cip, Luca Pancalli – è grazie alla grande intuizione di un visionario come Antonio Maglio. Oggi affrontiamo sfide importanti per tutto lo sport – ha sottolineato – e ricordare che in questo luogo è partita la storia del movimento paralimpico significa ricordare l'importanza dello sport nella vita delle persone, uno strumento di integrazione, storie di ragazze e ragazzi che sono un esempio di vita”.

Raggi: “L'obiettivo è diventare una società completamente inclusiva”. “Roma capitale dello sport universale celebra i 60 anni dalla prima Paralimpiade – ha ribadito la sindaca di Roma, Virginia Raggi – un gesto rivoluzionario per l'epoca che includeva una nuova categoria di atleti e dava inizio a un percorso storico per far capire che tutte le persone meritano una vita dignitosa, bella e competitiva, ciascuno con la propria abilità o disabilità. Tanta strada si è fatta da allora – ha concluso – e tanta ancora ne deve essere percorsa. L'obiettivo è quello di diventare una società completamente inclusiva nella quale le differenze fra normodotati e disabili siano il più possibile azzerate''.

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