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24 luglio 2020

Sistemi impiantabili e arti bionici, al via due progetti di ricerca di Inail e Campus Bio-Medico

L’accordo sottoscritto alla presenza del ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, prevede un investimento complessivo di oltre tre milioni di euro e il coinvolgimento come partner dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. L’obiettivo è lo sviluppo di soluzioni all’avanguardia per il pieno reinserimento sociale e lavorativo delle persone amputate

Sistemi impiantabili e arti bionici, al via due progetti di ricerca di Inail e Campus Bio-Medico

Sistemi impiantabili e arti bionici, al via due progetti di ricerca di Inail e Campus Bio-Medico

ROMA - Prosegue e si rafforza la collaborazione tra l’Inail e l’Università Campus Bio-Medico di Roma (Ucbm) per la ricerca e l’innovazione tecnologica al servizio della persona. Ieri pomeriggio, in occasione della visita del ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, nella sede dell’ateneo romano, è stato infatti sottoscritto un accordo per la realizzazione di due progetti di ricerca – “Wifi-Myohand” e “ReGiveMeFive” – finalizzati a ottimizzare l’utilizzo delle protesi e a incrementare il numero di pazienti di chirurgia bionica attraverso sistemi all’avanguardia, con un investimento congiunto che supera i tre milioni di euro e il coinvolgimento, come partner, dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Con “Wifi-Myohand” un nuovo sistema wireless per il controllo delle protesi. I due progetti, entrambi della durata di 36 mesi, vedono coinvolte l’Area ricerca e formazione, l’Area sanitaria e l’Area tecnica di produzione del Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio e diverse unità di ricerca di Ucbm. “Wifi-Myohand”, in particolare, punta alla realizzazione di un nuovo sistema wireless per il controllo attivo dei movimenti dell’arto bionico da parte del paziente, attraverso lo sviluppo di un sistema di stimolazione per uso cronico completamente impiantabile, basato sulla miniaturizzazione degli elementi, il miglioramento delle tecniche di codificazione dell’attività muscolare e l’aumento del numero di comandi eseguibili dal paziente con la protesi d’arto.

“ReGiveMeFive” punta a diffondere il ricorso alla chirurgia bionica. Nel mondo si contano tre milioni di persone con amputazione dell’arto superiore e solo in Italia sono circa quattromila l’anno, l’80% delle quali riguarda la mano. L’obiettivo di “ReGiveMeFive” è l’aumento del numero di amputati che usufruiscono della procedure più avanzate di chirurgia bionica, per migliorare la loro condizione di salute generale, ad esempio riducendo significativamente i dolori da arto fantasma cronico e quelli correlati all’integrazione fisica delle protesi con il moncone dell’arto, insieme alla definizione di nuove linee guida e di sensibilizzazione del Servizio sanitario nazionale sulle revisioni del moncone di amputazione.  

Bettoni: “Grazie al lavoro in rete migliora la qualità della vita dei nostri assistiti”. “Per la nostra missione istituzionale – ha spiegato il presidente dell’Inail, Franco Bettoni – la ricerca rappresenta una leva strategica fondamentale, in grado di produrre risultati di impatto rilevante sulla qualità della vita dei nostri assistiti e di sperimentare trattamenti sempre più efficaci per ridurre i tempi di recupero post-infortunio e migliorare i percorsi riabilitativi. L’accordo sottoscritto con l’Università Campus Bio-Medico di Roma conferma una partnership ormai consolidata e rafforza ulteriormente la nostra sinergia con i principali enti accademici e di ricerca, finalizzata a creare una rete scientifica di eccellenza per la realizzazione di progetti di grande prospettiva in campo protesico e riabilitativo”.

Manfredi: “Università e ricerca devono generare ricadute sociali”. Sull’importanza di fare rete si è soffermato anche il ministro dell’Università e della Ricerca. “L’esperienza del Covid – ha sottolineato infatti Manfredi – ci ha insegnato che si tratta di un valore fondamentale, così come lo sono la capacità di coniugare competenze specialistiche a competenze tradizionali”.  Per il ministro, inoltre, “la crisi sanitaria e i suoi tremendi risvolti hanno reso più urgente anche la riflessione sull’opportunità di spingere il sistema della ricerca verso una riconfigurazione di obiettivi e strumenti, per ampliare l’efficacia del proprio impatto sulla società, sull’economia, sulle comunità e sul sistema Paese nel suo complesso. La ricerca scientifica andrà riscoperta come bene comune, diffuso tra la società. In questo senso, i progetti avviati in questa occasione sono la dimostrazione concreta di quanto università e ricerca possano e debbano generare ricadute sociali”.

Calabrò: “Vogliamo realizzare tecnologie sempre più avanzate attente alle esigenze della persona”. “Con questi due progetti – ha precisato il rettore dell’Università Campus Bio-Medico, Raffaele Calabrò – il nostro ateneo getta ancora una volta lo sguardo verso le frontiere della ricerca biomedica, quella di realizzare tecnologie sempre più avanzate e al contempo attente alle esigenze della persona. Tornare ad avere un arto non significa ancora un pieno ritorno alla vita normale, se non consente il pieno reinserimento sociale e lavorativo: da anni la nostra università studia le soluzioni più all’avanguardia per accrescere il benessere di chi ne ha più bisogno. Permettere una reale diffusione di arti bionici che possano essere effettivamente utilizzati in attività lavorative e nella vita quotidiana rappresenta un reale contributo allo sviluppo della società in cui viviamo, e per questo siamo lieti di firmare un nuovo accordo con Inail”.