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07 novembre 2019

Alla II edizione del Festival della cultura paralimpica “lo sport è un diritto universale”

Dal 5 al 7 novembre si è svolta a Padova la kermesse a cui hanno partecipato oltre 40 atleti e 1000 studenti provenienti da cinque regioni italiane

Alla II edizione del Festival della cultura paralimpica “lo sport è un diritto universale”

Festival cultura paralimpica

PADOVA - Una stretta di mano con una carrozzina sullo sfondo. È questa l’immagine simbolo della II edizione del Festival della cultura paralimpica che, nel segno dello sport quale diritto universale, si è svolto a Padova dal 5 al 7 novembre. Focus della manifestazione, approfondito nel corso di mostre, dibattitti, incontri, il tema dell’attività motoria come strumento di riabilitazione e di ripresa psicofisica delle persone con disabilità.

Oltre 40 atleti e 1000 studenti hanno partecipato alla kermesse. Capitale europea del volontariato per il 2020 e sede di una delle università più antiche d’Europa, Padova scelta come teatro della seconda edizione della rassegna ha ospitato, per tre giorni, oltre 40 atleti e 1000 studenti provenienti da 5 regioni. Organizzata dal Comitato italiano paralimpico (Cip) in collaborazione con l’Università degli studi di Padova, la manifestazione ha ricevuto il supporto del Comune e del Centro servizio volontariato della città veneta.

Molti campioni paralimpici di ieri e di oggi protagonisti del Festival. Andata in scena in vari luoghi della città: Palazzo del Bo, Palazzo Moroni, la Cittadella universitaria e il caffè Pedrocchi, la manifestazione è stata impreziosita dalla partecipazione di campioni paralimpici di ieri e di oggi, tra gli altri: l’ex pilota di Formula 1 e asso del paraciclismo Alex Zanardi, l’arciere azzurro Oscar De Pellegrin, l’ambasciatrice del sitting volley, Nadia Bala, la giocatrice di basket in carrozzina Chiara Coltri, la campionessa di tennistavolo, Giada Rossi.

Una mostra curata dal Cip ha illustrato la storia del movimento paralimpico. Esposizioni, dibattiti, incontri, testimonianze sul tema del rapporto tra disabilità e sport sono stati il filo conduttore dell’iniziativa arricchita dalla collaborazione con Oliviero Toscani e “Fabrica”, centro di ricerca per la comunicazione. Autore di 36 scatti dedicati a 12 campioni paralimpici, il fotografo milanese ha realizzato un vernissage in grado di gettare una luce nuova sull’argomento. Se la personale di Toscani ha ricevuto consensi e giudizi positivi, altrettanto apprezzata è stata la mostra: “Storie di una rivoluzione culturale”, promossa dal Cip, dedicata alla storia del movimento paralimpico nazionale e internazionale.

Seminario Inail su ricerca scientifica, sport e disabilità. Tra i dibattiti al centro del Festival, il seminario: “Sport come diritto universale. La ricerca scientifica al servizio dell’atleta paralimpico”. Curato dal Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, l’incontro che si è svolto nella giornata di apertura, è stato l’occasione per discutere dell’importanza della ricerca scientifica e tecnologica nell’ambito sportivo per il miglioramento delle prestazioni e della qualità della vita delle persone con disabilità.

Il presidente del Cip Luca Pancalli: “Lo sport è condivisione di differenze e di passioni”. “Siamo passati da una stazione a un’università”, ha dichiarato in apertura della kermesse Luca Pancalli, ricordando la prima edizione del Festival, lo scorso anno alla stazione Tiburtina di Roma, “A voler sottolineare l’impegno - ha continuato il numero uno del Cip - di un Comitato che ha una grande responsabilità, non solo quella di curare la dimensione tecnico-agonistica dei nostri campioni ma anche quella di sancire il diritto allo sport per tutti perché lo sport è condivisione di differenze e di passioni”.

Il ricordo di Antonio Maglio, il luminare dell’Inail, inventore del movimento paralimpico. Lo scorso anno in chiusura della prima edizione del Festival, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando Antonio Maglio, il medico dell’Inail, inventore del movimento paralimpico e pioniere della sport terapia in Europa, ha dichiarato: “Se siamo arrivati a questo punto - non ancora il più avanzato possibile, ma avanzato e importante - lo dobbiamo a lui, alla sua intuizione iniziale, a quella capacità di vedere nel futuro e nell’attualità di allora delle energie possibili e nascoste da far esprimere”. Quelle energie, a volte, sopite che il movimento paralimpico risveglia con indomita passione e rinnovato entusiasmo.
 

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