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27 marzo 2017
Le condizioni di lavoro in Alto Adige e in Europa: realtà a confronto
Il tema al centro del convegno organizzato da Inail e Ipl che si è svolto venerdì a Bolzano per presentare i primi risultati di una vasta indagine che ha utilizzato le stesse domande e metodologie dei sondaggi applicati da Eurofound in 35 Paesi europei. Il quadro che emerge è simile a quello dell’area mitteleuropea ma non mancano criticità, come gli alti ritmi di produzione e la pressione che ne deriva
Le condizioni di lavoro in Alto Adige e in Europa: realtà a confronto

BOLZANO - Le condizioni di lavoro esistenti in Alto Adige corrispondono a quelle dei Paesi mitteleuropei e nella maggior parte dei casi superano la media italiana. Non mancano, però, delle criticità, per esempio per quanto riguarda i fattori che pesano maggiormente sullo stato fisico. Gli alti ritmi di lavoro e la pressione che ne consegue, infatti, in Alto Adige risultano particolarmente elevati. Queste alcune delle considerazioni che emergono dai primi risultati di una vasta indagine che ha utilizzato lo stesso catalogo di domande e le stesse metodologie dei sondaggi applicati in 35 Paesi europei da Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, presentati venerdì scorso a Bolzano nel corso di un convegno promosso dalla Direzione provinciale dell’Inail e dall’Istituto Promozione Lavoratori (Ipl), che si è svolto venerdì scorso nel cortile interno di Palais Widmann.
Perini (Ipl): “È il primo studio di questo tipo basato su standard scientifici comprovati”. “I risultati sono rappresentativi per il mondo del lavoro in Alto Adige e permettono allo stesso tempo un inserimento nel contesto europeo – ha spiegato il direttore dell’Ipl, Stefan Perini – La nostra è la prima regione in Europa che può vantarsi di aver effettuato un’indagine sulle condizioni di lavoro secondo standard scientifici comprovati”.
L’88% degli occupati altoatesini è soddisfatto delle condizioni di lavoro. Dall’indagine emerge, in particolare, che quasi nove occupati altoatesini su 10 (88%) sono soddisfatti delle proprie condizioni di lavoro. Questo valore corrisponde a quello registrato nei Paesi mitteleuropei di lingua tedesca – Germania, Austria e Svizzera – ed è leggermente superiore alla media italiana (82%). Particolarmente alta risulta la soddisfazione nell’agricoltura, nel settore dei servizi finanziari e nell’amministrazione pubblica.
Per il 60% la retribuzione è adeguata. Sei intervistati su 10 ritengono adeguata la propria retribuzione. Questo valore è leggermente inferiore a quello rilevato in Svizzera (66%) e in Austria (62%) ma, a sorpresa, è superiore alla Germania (56%), e comunque molto più alto della media italiana (46%). In Alto Adige il maggior grado di soddisfazione per la retribuzione si registra nel settore finanziario e dei servizi, il più basso invece in agricoltura.
L’intensità lavorativa è elevata. Le risposte alle domande sul carico fisico e psichico rivelano un quadro variegato. “Sono soprattutto due gli elementi che saltano subito all’occhio – ha spiegato lo psicologo del lavoro e collaboratore Ipl, Tobias Hölbling – Le condizioni di lavoro fisicamente pesanti, come ad esempio le posture affaticanti o lo spostamento di pesi, sono molto marcate in Alto Adige. Inoltre, nella nostra provincia risulta anche un’elevata intensità lavorativa, misurata ad esempio in orari di lavoro eccessivi e pressione per le scadenze. Questi fattori hanno valori superiori alla media, anche se rapportati con altri Paesi europei”.
Gli effetti negativi attenuati con conciliazione e collaborazione in azienda. Hölbling ritiene comunque positivo che vi siano anche molti fattori che compensano il carico eccessivo: “La conciliazione di lavoro e vita privata e l’ottima collaborazione all’interno delle aziende attenuano, almeno in parte, gli effetti negativi”. È inoltre emerso chiaramente che la legislazione può sicuramente migliorare le condizioni di lavoro, come dimostra l’esempio del fumo passivo: “Il disagio dovuto al fumo sul posto di lavoro viene percepito molto di più in Austria che in Italia, anche perché quest’ultima ha emanato regole sul divieto di fumo veramente esemplari”.
Pfeifer (Inail): “Per prevenire infortuni e malattie decisivo conoscere i punti critici”. “L’obiettivo principale dell’Inail – ha sottolineato il direttore provinciale dell’Istituto, Robert Pfeifer – è evitare gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, quindi investiamo molto nella prevenzione. Una conoscenza approfondita delle condizioni di lavoro è, dunque, decisiva. La ricerca dell’Ipl evidenzia i punti critici, per questo fin dall’inizio abbiamo sostenuto questo studio con la massima convinzione”.
Pichler (Ipl): “Questa ricerca ci aiuta a capire meglio la realtà”. “Come sindacato ci confrontiamo quotidianamente con casi legati a difficoltà sul posto di lavoro – ha precisato la presidente dell’Ipl, Christine Pichler – Si tratta spesso di carichi eccessivi, conflitti interpersonali, disaccordi sulla retribuzione o sul rispetto dei contratti. Questo studio ci aiuta a capire meglio se si tratta di casi isolati o se sono l’espressione di un problema generale. Emerge comunque chiaramente che condizioni di lavoro buone ed eque sono importanti per tutti gli occupati, anche per coloro che a volte sono emarginati”.
Presenti anche esperti di fama internazionale. In occasione del convegno, è giunta direttamente da Dublino la responsabile della Working Life Research Unit di Eurofound, Barbara Gerstenberger, che ha illustrato la situazione europea. Jürgen Glaser, professore di psicologia del lavoro presso l’Università di Innsbruck, ha invece esposto come si rilevano le condizioni di lavoro a livello aziendale e come esse si ripercuotano sulla produttività e sulla salute. Successivamente Evelyn Kirchmaier, direttrice generale della ditta Markas International, Barbara Jäger, di Businesspool, Christine Pichler, del sindacato Cgil-Agb, e Toni Serafini, del sindacato Uil-Sgk, hanno analizzato alcune esperienze pratiche.
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Pubblicazione
27/03/2017, 15:01
Ultimo aggiornamento
27/03/2017, 15:01
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