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01 marzo 2017

Con il nuovo Data Center l’Inail al centro del processo di digitalizzazione della PA

L’inaugurazione della struttura, nella sede di via Santuario Regina degli Apostoli, a Roma, ha coinciso con un incontro al quale hanno preso parte i vertici dell’Istituto per tracciare il bilancio provvisorio del percorso di trasformazione intrapreso nell’ultimo quinquennio e riflettere, insieme a interlocutori istituzionali ed esperti, sulla strategia italiana per la realizzazione delle infrastrutture IT

Con il nuovo Data Center l’Inail al centro del processo di digitalizzazione della PA

L'incontro organizzato per l'inaugurazione del nuovo Data Center Inail

ROMA - “Il modo di organizzare le istituzioni non può prescindere dalla conoscenza profonda della macchina informatica, specialmente negli enti che compongono la pubblica amministrazione”. Lo ha detto il presidente dell’Inail, Massimo De Felice, aprendo ieri mattina l’evento organizzato a Roma, presso l’Auditorium della sede Inail di via Santuario Regina degli Apostoli, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Data Center dell’Istituto – struttura all’avanguardia dal punto di vista della capacità di elaborazione, dell’efficienza energetica e degli standard di sicurezza – e della sua Service Control Room. L’incontro ha offerto l’occasione per tracciare il bilancio provvisorio dell’articolato percorso di trasformazione digitale intrapreso dall’Inail nell’ultimo quinquennio e fare il punto sulla strategia italiana per la realizzazione delle infrastrutture IT della pubblica amministrazione.

De Felice: “Necessario ripensare i flussi di lavoro”. “È necessario superare gli schemi tradizionali della divisione del lavoro, come erano stati progettati prima della disponibilità e delle potenzialità della nuova informatica – ha spiegato a questo proposito De Felice – Il problema non è tanto quello di portare l’informatica su strutture di lavoro già definite, ma di ripensare i flussi del lavoro amministrativo e tecnico in funzione della nuova strumentazione che abbiamo a disposizione”. Per il presidente dell’Inail, inoltre, bisogna “garantire servizi online di qualità agli utenti, assicurare collegamenti via app con tablet e smartphone, e utilizzare il cloud, che è destinato a diventare uno strumento sempre più efficace. D’altra parte ci troviamo a gestire anche situazioni del passato, che richiedono procedure diverse e una pianificazione accorta delle priorità di azione”.

Lucibello: “Stiamo costruendo un percorso di innovazione”. “Il digitale è stato la nostra forza per costruire un percorso di innovazione sempre più avanzato”, ha detto il direttore generale dell’Istituto, Giuseppe Lucibello, che ha rivendicato l’impegno profuso su questo fronte, sottolineando come il processo di digitalizzazione sia avvenuto in una fase di forte contrazione delle risorse umane ed economiche a disposizione dell’Inail. “Nonostante tutto – ha aggiunto – siamo andati avanti, abbiamo cambiato pelle e sviluppato nuove funzioni, contribuendo allo stesso tempo ai risparmi di altre pubbliche amministrazioni attraverso diversi investimenti immobiliari”.

Tomasini: “Il piano 2017-2019 molto più complesso e articolato”. Le principali pietre miliari del percorso di innovazione che ha preso il via nel 2012 sono state ricordate da Stefano Tomasini, responsabile della Direzione centrale per l’organizzazione digitale (Dcod) dell’Istituto. La prima è stata la definizione del piano triennale IT 2014-2016, seguita dalla riorganizzazione della Dcod nel 2015 e dalla revisione del modello organizzativo dell’Inail, fino alla definizione del nuovo piano digitale 2017-2019, in via di approvazione da parte dei vertici dell’Istituto, che “è molto più complesso e articolato del precedente ed è basato su una logica di accentramento, finalizzata a ripensare completamente i processi organizzativi”.   

Samaritani (Agid): “Il 94% dei Ced utilizzato da una sola amministrazione”. Quello descritto dagli interventi di esperti e degli interlocutori istituzionali deputati a definire le politiche nazionali per la trasformazione digitale della PA – moderati dal direttore centrale Pianificazione e Comunicazione dell’Inail, Giovanni Paura – è uno scenario caratterizzato finora da qualche luce e diverse ombre. All’esperienza positiva di alcuni progetti innovativi, come quello che ha portato all’evoluzione dell’Inail in chiave digitale e alla realizzazione del nuovo Data Center, fa infatti da contraltare il pesante ritardo sul fronte della informatizzazione di processi e servizi che penalizza ancora molti enti della PA, relegando l’Italia agli ultimi posti in Europa. Uno dei talloni d’Achille della nostra pubblica amministrazione, secondo Antonio Samaritani, direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), è rappresentato proprio dall’eccessiva frammentazione dei Centri di elaborazione dati (Ced): “Il 31% dei nostri Data Center pubblici – ha spiegato – ha un’estensione inferiore ai 50 metri quadrati e il 94% è utilizzato da una sola amministrazione”.

Attias (Corte dei Conti): “È l’Italia parcellizzata delle Signorie”. È quella che Luca Attias, direttore generale Sistemi informativi automatizzati della Corte dei Conti, ha definito con una metafora efficace “l’Italia parcellizzata delle Signorie”, con troppi Data Center autonomi e troppe banche dati che non dialogano tra loro. Di qui la scelta dell’Agid di puntare su una razionalizzazione dell’infrastruttura digitale della PA, puntando su un numero limitato di Data Center, moderni e di dimensioni adeguate, su cui far convergere le esigenze IT di tutta l’amministrazione pubblica. Come sottolineato da Samaritani, infatti, “semplificare e razionalizzare l’architettura delle infrastrutture IT permette di creare ambienti più sicuri e affidabili, contenendo i costi di manutenzione e gestione dei Ced distribuiti sul territorio, che oggi assorbono quasi un terzo della spesa totale IT della PA, e facilitando la cooperazione tra le varie amministrazioni”.

Per il nuovo centro caratteristiche tecniche di primo piano. È una sfida che l’Inail ha raccolto nel 2012 – “quando abbiamo deciso di provare a cavalcare l’onda invece di aspettare che ci travolgesse”, come ha sintetizzato Giuseppe Cardinale Ciccotti, responsabile dell’infrastruttura IT dell’Istituto – e che oggi è pronto ad affrontare, candidandosi a diventare un punto di riferimento anche per altri enti. La metà dei circa mille metri quadrati di superficie su cui si estende il nuovo Data Center, infatti, sarà messa a disposizione di altre amministrazioni pubbliche. Le sue caratteristiche tecniche, snocciolate dallo stesso Cardinale Ciccotti, sono in grado di sostenere l’ampliamento dei servizi offerti dall’Istituto e l’incremento del numero delle transazioni legato alla progressiva digitalizzazione dei processi e comprendono un doppio circuito di alimentazione, un doppio gruppo statico di continuità da 400 Kw, un doppio anello di raffreddamento, tre gruppi frigorifero e altrettanti gruppi elettrogeni. E ancora un impianto antincendio con acqua nebulizzata, un sistema di sicurezza e videosorveglianza perimetrale, un sistema di controllo degli accessi con badge e biometria, una sala di controllo – la Service Control Room – attiva 24 ore su 24, e un collegamento da 5 Gbit al sistema pubblico di connettività, la rete che collega tra loro tutte le PA italiane.

Cannarsa (Sogei): “È un enorme passo avanti”. Per Cristiano Cannarsa, presidente e amministratore delegato di Sogei, società di Information and Communication Technology (Ict) del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il nuovo Data Center Inail rappresenta “un enorme passo in avanti”. Il danno principale della frammentazione, ha aggiunto, “è la carenza dei servizi offerti”, ma il problema è anche di sicurezza, perché “infrastrutture troppo piccole e frammentate sono anche più vulnerabili”. Gli obiettivi da perseguire devono essere dunque “un grosso lavoro di riorganizzazione e ristrutturazione” e “l’erogazione di più servizi, grazie a banche dati condivise e alla interoperabilità tra i diversi sistemi”. Per l’ad di Sogei, comunque, a dispetto del ritardo accumulato e delle difficoltà che derivano dai vincoli cui è soggetta la pubblica amministrazione, “il momento attuale è molto stimolante e sono stati fatti passi da gigante, come la dichiarazione dei redditi precompilata e l’inserimento automatico al suo interno delle spese mediche detraibili”.

Sindoni (Istat): “Fare leva sulle occasioni dell’information technology”. “Digitalizzazione – ha sottolineato Giuseppe Sindoni, responsabile dell’infrastruttura IT dell’Istituto nazionale di statistica – non vuol dire replicare elettronicamente i processi esistenti non elettronici, ma piuttosto ripensare il processo per fare leva sulle occasioni che fornisce l’Ict”. Anche l’Istat, ha spiegato, “sta attraversando un processo di profonda riorganizzazione e modernizzazione, che ha portato al superamento della ‘logica dei silos’ a favore di un approccio trasversale, basato sulla centralizzazione dell’attività di sviluppo dei software e sulla messa in comune di alcune parti dei processi lavorativi”. Proprio l’Istat, tra l’altro, potrebbe essere uno dei primi enti pubblici ospitati nel Ced Inail appena inaugurato, trasferendovi il proprio Data Center secondario.       

Baretta (Mef): “Processo irreversibile”. Nell’intervento conclusivo dell’incontro Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia e alle Finanze, ha definito “interessante” il tentativo di fare della digitalizzazione “un processo normale, non un tassello accidentale o un momento straordinario”. Lo sforzo vero, ha precisato, “è che questo percorso diventi una parte normale e fondamentale della vita di tutti – aziende, servizi e PA – dato che la realtà attuale è molto più complessa ed eterogenea”. Per Baretta, comunque, si tratta di un “processo ormai è irreversibile. Il peso del settore sul Pil è del 5%, pari a circa 80 miliardi, contro un 6% della media europea, e non si può tornare indietro né stare fermi. Per questo il governo ha stanziato sette miliardi, a cui se ne aggiungono cinque da parte dei privati”.

“È un tema da mettere al centro del dibattito pubblico”. L’obiettivo, ha precisato il sottosegretario, è quello di “avviare un circuito in cui agli investimenti pubblici si possano intrecciare quelli privati. La pubblica amministrazione deve guardare con amicizia il privato, elemento importantissimo per rilanciare la crescita economica. Purtroppo non siamo ancora arrivati a un punto in cui mettiamo la PA al centro del dibattito pubblico per costruire una strategia di rinnovamento del settore, inteso come bene pubblico del Paese”.

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