Passa al contenuto principale
Impostazioni cookie

Ti trovi in:

Rischio da agente cancerogeno amianto: esposizione, bonifica, gestione dei rifiuti

Il Dipartimento Innovazioni Tecnologiche dell’Inail ha in essere specifiche ricerche dedicate all’agente cancerogeno amianto.

In particolare, si occupa di tutti gli aspetti di tutela dei lavoratori e degli ambienti di vita correlati ad esposizioni all’agente cancerogeno amianto nonché della tutela delle matrici ambientali (aria, acqua e suolo). Tra i principali temi trattati vi sono:

  • Rilevazione, studio e mappatura di situazioni di rischio di origine antropica e naturale, anche mediante l’ausilio dei laboratori Inail DIT fissi e mobili per l’analisi delle matrici ambientali e l’utilizzo di tecniche di telerilevamento con sensoristica multibanda;
  • Elaborazione di specifiche Linee Guida/Istruzioni operative in merito alle più idonee procedure lavorative da adottare nelle attività di Messa In Sicurezza d’Emergenza (MISE), caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale di siti contaminati;
  • Individuazione e mappatura degli impianti di deposito preliminare o definitivo di Rifiuti Contenenti Amianto (RCA) a scala nazionale ai fini della redazione di procedure di sicurezza specifiche per i lavoratori impegnati in tali impianti e della tutela degli ambienti di vita limitrofi:
  • Studio a scala internazionale delle più avanzate procedure di inertizzazione dell’amianto;
  • Supporto al Legislatore, ai Ministeri ed agli Organi di Vigilanza e Controllo per il rispetto della Legislazione di settore vigente e per l’emanazione di nuovi Atti normativi;
  • Attività di formazione, informazione per i lavoratori addetti al settore e per i vari Organi tecnici delle P.A.

 

L’Italia è stata fino agli anni ’90 tra i maggiori paesi mondiali produttori di amianto grezzo in fibra e di Materiali Contenenti Amianto (MCA).

La maggior parte del prodotto grezzo utilizzato in Italia è stata estratta presso il sito di Balangero (TO), che ha rappresentato la più grande miniera di amianto d’Europa. L’amianto in Italia è stato coltivato, oltre che a Balangero, anche presso le cave di Emarese in Valle d’Aosta e nella Val Malenco, ove è stato ampiamente estratto in passato il crisotilo a fibra lunga, molto ricercato dall’industria tessile.

Le caratteristiche tecniche di tale sostanza, unitamente ad un costo contenuto, hanno portato alla lavorazione e produzione di oltre 3.000 tipologie di manufatti contenenti amianto con ampia diffusione su tutto il territorio nazionale. La percentuale di amianto contenuta in tali prodotti varia tra il 10-98% in peso.

In un’ottica di prevenzione e protezione dai rischi di esposizione all’agente cancerogeno amianto si è reso indispensabile provvedere all’individuazione delle sorgenti di rischio tramite confronto tra studi epidemiologici ed indagini ambientali. In tale contesto il contributo della Ricerca avviata dal Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e Insediamenti Antropici in materia da oltre vent’anni ha evidenziato l’ampiezza della problematica, stimolando presso gli Organi legislativi l’emanazione di opportuni atti normativi, tra cui la Mappatura dell’amianto sul territorio nazionale (art. 20 Legge n. 93/2001). Come previsto dal relativo Decreto applicativo, D.M. n.101/2003, tutte le Regioni e Province Autonome devono trasmettere annualmente entro il 30 Giugno al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) “i risultati della mappatura, i dati analitici relativi agli interventi da effettuare e le relative priorità, nonché i dati relativi agli interventi effettuati”.

Il MATTM provvede a organizzare i dati trasmessi annualmente dalle Regioni per pianificare gli interventi di bonifica urgenti mediante un sistema informatico territoriale (SIT) che consente di gestirne i dati a livello nazionale. Poiché sono state riscontrate significative criticità applicative nell’applicazione da parte delle Regioni di tale norma, il DIT ha, inoltre, supportato il MATTM nella gestione delle informazioni predisponendo apposite Linee Guida per la Mappatura e realizzando uno specifico Sistema Informativo Territoriale dedicato, per la visualizzazione ed interrogazione “user-frendly” della banca dati nazionale, che ha portato nel tempo a mappare oltre 36.000 siti contaminati. Il Dipartimento ha inoltre condotto un attento studio sulla banca dati realizzata, individuando e segnalando al MATTM i siti a priorità di intervento.  Attualmente la gestione dei dati della Mappatura è in carico al MATTM.

Il contribuito INAIL in materia è concentrato sulle migliori tecnologie di rilevamento che accelerino il completamento della Mappatura a scala nazionale.

L’Italia è stata tra le prime nazioni a scala internazionale a bandire l’amianto, stabilendo con la Legge n. 257 del 27/3/1992 il divieto di estrazione - importazione - esportazione - commercializzazione - produzione di amianto, di prodotti di amianto, di prodotti contenenti amianto. Tale Legge non impone però l’obbligo di dismissione di tale sostanza o dei materiali che la contengono.  Pertanto ancor oggi risultano numerosi i siti contaminati da bonificare con rilevanti quantitativi di Rifiuti Contenenti Amianto da smaltire.

In un’ottica di vigilanza e controllo ai fini della Prevenzione, lo Stato italiano sta finanziando la bonifica di 10 Siti di Interesse Nazionale principalmente contaminati da amianto (Casale Monferrato-Eternit, Broni–Fibronit, Priolo-Eternit Siciliana, Balangero–Cava Monte S. Vittore, Napoli Bagnoli–Eternit, Tito-ex Liquichimica, Bari-Fibronit, Biancavilla-Cave Monte Calvario, Emarese-Cave di Pietra, Milazzo-ex Sacelit S.Filippo del Mela) ed alcuni dei siti mappati ai sensi della Legge n.93 del 27/3/2001 e D.M. n.101 del 18/3/2003. Tali siti costituiscono tuttora una significativa fonte di rischio per i lavoratori impegnati nelle attività di bonifica e per gli ambienti di vita.

Pertanto il Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e Insediamenti Antropici è da anni impegnato in attività di ricerca, prevenzione e consulenza in materia, volte alla tutela degli operatori del settore e degli ambienti di vita. In particolare svolge attività di ricerca finalizzata alla messa a punto delle più idonee procedure di sicurezza (prevenzione, protezione collettiva, protezione individuale) al fine di evitare esposizioni indebite nelle attività lavorative attualmente in corso.

A tal fine analizza i Piani di Messa in Sicurezza di Emergenza, Caratterizzazione, Bonifica Preliminare o Definitivi di siti altamente contaminati da amianto e svolge in tali siti azioni di verifica, certificazione e controllo del rispetto della normativa vigente sulla sicurezza anche nell’ambito dei Piani di Lavoro (D.lgs. 81/08).

In questo contesto sono state elaborate le “Linee Guida Generali da adottare per la corretta gestione delle attività di bonifica da amianto nei Siti da bonificare di Interesse Nazionale” ed emesse centinaia di Relazioni tecnico-scientifiche sito specifiche, per le P.A. e per aziende sia pubbliche che private interessate alla problematica, che risultano di estrema complessità.

Sono state infine realizzate Convenzioni e/o Consulenze con Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, la Procura della Repubblica Barcellona Pozzo di Gotto (ME), Arma dei Carabinieri, Organi di vigilanza, Sviluppo Italia Aree Produttive, Comune di Biancavilla etnea (CT), Ferrovia Circum-etnea, etc.

Le norme attualmente in vigore in merito alla classificazione dei rifiuti stabiliscono che un rifiuto deve essere classificato come pericoloso qualora contenga “una sostanza riconosciuta come cancerogena (Categorie 1 o 2) in concentrazione ≥ 0,1%”.

Poiché l’amianto è una sostanza di Categoria 1, tutti i rifiuti che ne contengono concentrazioni maggiori allo 0,1% devono essere classificati come pericolosi.

Considerato che i materiali contenenti amianto, ab origine, hanno concentrazioni variabili mediamente tra il 10% ed il 98% di sostanza pericolosa, nel momento in cui essi divengono rifiuti devono essere classificati come rifiuti speciali pericolosi.

Si ricorda inoltre che tutti i rifiuti speciali vengono classificati come pericolosi quando rispondono ai criteri riportati all’allegato I (caratteristiche di pericolo) alla parte IV del D.Lgs. n. 152/2006 come sostituito dal D.Lgs. n. 205/2010.

Inizialmente, nel Catalogo Europeo dei Rifiuti figuravano sei tipologie di RCA, delle quali solo due erano riportate nell'elenco come rifiuti pericolosi. Successivamente, con le modifiche ed integrazioni apportate dalle Decisioni della Commissione e del Consiglio, recepite in Italia con il D.Lgs. n. 152/2006, le tipologie di RCA sono diventate otto, tutte classificate come rifiuti pericolosi e contrassegnate con apposito asterisco.

A tal proposito, poiché tuttora si registrano anomalie e difficoltà tecnico-operative nella gestione di tali tipologie di rifiuti, il Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e Insediamenti Antropici, ha tra i suoi obiettivi principali:

  • Creazione di un database e di una mappatura georiferita degli impianti di deposito e trattamento preliminare di Rifiuti Contenenti Amianto e degli impianti di deposito definitivo (discariche) che accettano e gestiscono i suddetti.
  • Studio dei criteri di sicurezza da adottare a tutela degli operatori impiegati negli impianti di deposito e trattamento.
  • Studio degli impianti di inertizzazione dell’amianto a scala internazionale, ed analisi dei vari brevetti e proposte di impianto in Italia.
  • Analisi dei flussi di gestione dei Rifiuti Contenenti Amianto a scala nazionale ed internazionale, per evidenziare le criticità e indicare al Legislatore eventuali azioni da intraprendere.

ALLEGATI

Il Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e Insediamenti Antropici, nell’ambito della propria attività di ricerca e consulenza, effettua sopralluoghi ispettivi e specifiche campagne di monitoraggio ambientale, atte ad individuare le concentrazioni d’amianto presenti nei suoli e nei rifiuti, nell’aerodisperso e nelle acque superficiali e profonde.

Le indagini ambientali prevedono una preliminare analisi di rischio d’area al fine di individuare le sorgenti di contaminazione, l’effettuazione di successivi campionamenti di aria, acque superficiali e profonde, suolo e sottosuolo, ed eventuali rifiuti presenti da avviare ad analisi.

Le analisi, di tipo chimico e fisico, vengono condotte attraverso strumentazioni avanzate (stereomicroscope;  vaporization;  PCOM  with camera and specific softwares; environmental air samplers;  personal air samplers; high efficiency PPE; high precision balance; telescopic pole for sampling at different vertical levels; refrigerator for samples storage; meteo-climatic control unit; high efficiency cupboard; SEM; EDS; sputtering Gas-Mass; Mobile NIR). Le indagini ambientali ed analisi vengono realizzate mediante l’ausilio di tre Laboratori di cui due mobili, che consentono di fornire risultanze analitiche anche in situ ed in tempo reale.

Con tale strumentazione sono state condotte, tra l’altro, specifiche campagne di monitoraggio complesse presso il Palazzo della Provincia di Ancona; nei tunnel del tracciato della Ferrovia Circumetnea; presso l’Ex-Sacelit di S. Filippo del Mela su mandato della Procura della Repubblica Barcellona Pozzo di Gotto (ME) e numerose indagini dal 1999 ad oggi presso il Sito di Interesse Nazionale di Biancavilla.

Le risultanze delle campagne di monitoraggio vengono inserite in un database georiferito sito-specifico, finalizzato alla gestione delle informazioni raccolte su Sistemi Informativi Territoriali (SIT) associati a banche dati alfanumeriche di tipo relazionale, che consentono una visione aggiornata e d’insieme della tematica e l’adozione di idonee misure preventive e protettive sia nel corso di attività di bonifica che in ambienti di vita. Con tale sistema è altresì possibile elaborare mappe e formulare scenari per una immediata fruibilità dei dati ottenuti. Detti sistemi informatici consentono inoltre, per i campionamenti, di distinguere tra quelli prelevati in ambito lavorativo, nelle aree di cantiere, e quelli realizzati in ambienti di vita.

Questa attività, anche di concerto con gli Organi di controllo competenti per territorio e con la P.A., ha portato alla creazione di specifici SIT complessi con molteplici tematismi e migliaia di informazioni. I principali sono dedicati a:

  • mappatura siti contaminati;
  • mappatura monitoraggi nei SIN;
  • mappatura discariche e centri di deposito preliminare di RCA.

Attualmente l’attività di ricerca è anche orientata all’utilizzo di tecniche innovative quali l’elaborazione di immagini satellitari a diversa risoluzione spaziale e spettrale ed il confronto con immagini aeree ed ottenute anche da droni equipaggiati con sensoristica iperspettrale. Ciò consentirà la rilevazione a distanza di superfici potenzialmente contaminate ed il relativo stato di degrado, con l’ulteriore utilità di poter effettuare in maniera speditiva e ripetitiva i successivi aggiornamenti periodici.

ALLEGATI

Con l’espressione “amianto di origine naturale” (NOA - Natural Occurring Asbestos) viene generalmente indicata la presenza di affioramenti superficiali di rocce contenenti amianto e/o minerali di amianto (crisotilo, crocidolite, amosite, tremolite, actinolite, antofillite) formatisi per processi metamorfici dinamotermico-regionali o di contatto.

La presenza di fibre di amianto in superficie può essere di origine geologica (affioramenti) oppure determinata da attività antropiche che hanno modificato lo stato originario del territorio creando potenziali sorgenti di contaminazione (erosione e alterazione di rocce contenenti amianto, attività produttive e insediamenti urbani, terremoti, alluvioni, frane, etc.).

L’esigenza di approfondimento nasce dall’evidenza che ad oggi circa il 5% di casi di mesotelioma asbesto-correlati non sono ascrivibili ad una esposizione di tipo professionale ma derivanti da esposizioni di tipo ambientale. Il numero di casi accertati di quest’ultimo genere di tipologia di esposizione risulta in continuo e progressivo aumento. In aggiunta il 20% dei casi l’esposizione ad amianto è improbabile o ignota e si suppone possa essere determinata anche da esposizioni di tipo ambientale non ancora accertate. L’argomento risulta di grande interesse in termini di prevenzione dei rischi tanto che ben tre siti da bonificare di Interesse Nazionale (Balangero, Emarese e Biancavilla) sono ascrivibili ad una contaminazione di origine naturale. Per detti siti lo Stato italiano ha già stanziato significativi finanziamenti per la bonifica e ripristino delle aree, tutt’ora in corso.

Tale tematica, estremamente ampia, interessa vaste porzioni del territorio nazionale e risulta complicata dalla presenza, in alcuni casi specifici, di siti NOA con contaminazione determinata da fibre asbesto-simili (non normate come minerali di amianto) quali la Fluoro-edenite, l’Erionite, la Balangeroite, Carlosturanite, etc.

Il Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e Insediamenti Antropici ha avviato da anni ricerche su tale argomento conducendo specifiche attività sulle matrici ambientali (aria, acqua e suolo) anche tramite sopralluoghi, campionamenti ed analisi con metodiche ed attrezzature innovative per l’individuazione delle aree a maggior rischio. Ciò ha consentito la segnalazione alle Autorità competenti di misure cautelative di tipo collettivo e individuali. La preliminare attività di ricerca ha quindi portato ad un successivo livello di stretta collaborazione con Amministrazioni Nazionali, Regionali e locali per l’attuazione di misure e procedure sito specifiche straordinarie, non contemplate, per la loro peculiarità, dalla normativa vigente.

Il Dipartimento ha, tra l’altro, in essere il “Progetto NOA”, in collaborazione con la Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione dell’Inail (CONTARP), il cui obiettivo è la stesura finale di indicazioni operative per l’applicazione di misure di prevenzione e protezione di lavoratori o popolazioni esposte, a seguito della preliminare individuazione delle principali situazioni di rischio sul territorio nazionale. Potranno essere inoltre indicate specifiche procedure di gestione del territorio (previsione di vincolistica locale sull’uso del suolo, etc.), anche a tutela delle matrici ambientali.

Articoli correlati

notizie

pubblicazioni