Parte della ricerca del Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti prodotti e insediamenti antropici è indirizzata a migliorare la comprensione di eventuali nessi potenzialmente esistenti tra l’esposizione a sostanze geogeniche e rischi per la salute. In questo senso vengono studiati alcuni materiali/prodotti (ad esempio vari diffusi minerali, i loro prodotti d’alterazione nelle matrici ambientali e i loro derivati negli ambienti di vita e di lavoro), per verificare i meccanismi e i processi in cui l’uso di questi elementi d’origine geogenica possa avere effettive e comprovate conseguenze sulla qualità di vita e sulla salute umana, soprattutto dei lavoratori esposti.
In particolare si vuole valutare, con l’ausilio anche di eventuali studi epidemiologici, le implicazioni che materiali naturali, in specie fibrosi, tanto impiegati nell’industria e normalmente presenti in natura, tipicamente associati nella paragenesi di rocce metamorfiche, insieme a sedimenti e polveri che da essere derivano, possono creare sia alle popolazioni che ai lavoratori che con queste vengono a contatto, soprattutto quando impiegati in alcune filiere produttive.
Nella fattispecie si fa riferimento alle fibre e particelle, sotto forma micro e nanometrica, di Diossido di Titanio (TiO2), elemento molto diffuso nella produzione di svariati prodotti, specialmente pigmenti nelle pitture e per coloranti, compresi quelli alimentari. Così come fra gli altri molteplici utilizzi, si pensi anche alla sempre più diffusa produzione di cementi fotocatalitici. Si tratta di leganti che permettono la creazione di elementi cosiddetti “cattura smog”, che oltre ad indurre proprietà autopulenti ai manufatti, mantenendole bianche, sfruttando la proprietà fotocatalitica del TiO2 inducono la produzione di molecole di ossigeno che attivato agisce nella scomposizione delle molecole degli inquinanti.