Il rischio biologico è spesso di tipo ambientale e, quindi, trasversale, presente sia in attività lavorative in cui è "tradizionalmente" riconosciuta la presenza di agenti biologici (ambienti sanitari, laboratori di diagnosi e ricerca, settore dei rifiuti, allevamenti animali, ecc.), sia in ambienti come gli uffici, le scuole, i mezzi di trasporto, i centri estetici e sportivi, ecc., non esiste, pertanto, un ambiente di lavoro in cui tale rischio possa essere ignorato.
Tali considerazioni sono state rafforzate dalla recente pandemia da Covid 19, la quale ha messo in evidenza come una efficace gestione del rischio legato ad emergenze di tipo sanitario è fondamentale in tutti i luoghi di lavoro e coinvolge in maniera diretta datore di lavoro, medico competente, responsabile del servizio di prevenzione e protezione, nonché gli stessi lavoratori. La sensibilizzazione sul tema, la presenza di procedure di lavoro e di emergenza sicuramente aiuterà ad affrontare al meglio eventuali emergenze future.
Secondo la definizione del Decreto legislativo 81/2008 (articolo 267), per agente biologico si intende qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni.
In un ambiente di lavoro però, possono essere presenti anche altri organismi potenzialmente responsabili di infezioni o allergie come alcuni artropodi (zanzare, zecche, pulci, blatte, acari, ecc.), alcuni mammiferi (per esempio ratti) o anche derivati vegetali e animali (pollini, peli e forfore).
Nella presente area, si approfondiscono vari aspetti della gestione del rischio da agenti biologici nei luoghi di lavoro, incluse le indicazioni scaturite dalla gestione della pandemia da Covid 19.