Le polveri possono essere classificate in base a diversi criteri:
- provenienza (organiche, inorganiche);
- effetti (fastidiose, nocive);
- azione che esplicano localmente o su tutto l’organismo (caustiche o irritanti).
L’apparato respiratorio è il sistema maggiormente esposto all’ambiente esterno con cui esso comunica direttamente tramite il naso e la bocca; esso è convenzionalmente suddiviso in tre regioni: la regione naso-faringea, quella tracheobronchiale e la regione di scambio gassoso. Il comportamento delle particelle di polvere nell’organismo umano così come nell’aria dipende dalle dimensioni della particella e dalle sue proprietà chimico-mineralogiche. Le dimensioni determinano la possibilità che una particella venga inalata mentre la natura chimica e mineralogica determina l’accumulo o la solubilizzazione nell’organismo.
I potenziali effetti dannosi sulla salute sono determinati dalla penetrazione e dalla deposizione delle particelle nelle vie aeree secondo diversi meccanismi fisiopatogenetici che spesso agiscono in associazione (meccanismi fisici, meccanismi tossici e meccanismi allergici).
Le polveri che hanno una azione patologica sull’organismo possono essere classificate in:
- pneumoconiogene, esplicano la loro azione esclusivamente sull’apparato respiratorio, a loro volta possono essere suddivise in:
- fastidiose (ossido di alluminio, amido, calcare, caolino, carbonati, cellulosa, gesso, magnesite, marmo, ossido di ferro, saccarosio, ecc.);
- fibrogene (alterano permanentemente la struttura alveolare; contengono in percentuale variabile silice cristallina nelle sue forme polimorfe e/o amianto).
- non pneumoconiogene, contengono un principio attivo che ha una azione elettiva tossica su un organo specifico, oltre che sull’ apparato respiratorio (sostanze organiche, metalli ed i loro sali).
Per valutare il rischio di esposizione è necessario captare le polveri che vengono inalate. Per le polveri di legno viene captata la frazione inalabile mentre per la silice libera cristallina la frazione respirabile.
Con il recepimento in Italia della Direttiva UE 2017/2398 del 12/12/2017 mediante il d.lgs. 44/2020, il valore limite di esposizione a polveri di legno duro, classificate come cancerogene per l’uomo dalla International Agency for Research on Cancer (Iarc) ed inserite nel gruppo 1, è pari a 2 mg/m3. Nel caso di esposizione mista a più di una specie di legno, il valore limite per le polveri di legno duro si applica a tutte le polveri di legno presenti nella miscela.
Lo stesso provvedimento normativo definisce il valore limite di esposizione occupazionale a polvere di silice cristallina respirabile, generata da un procedimento di lavorazione, pari a 0,1 mg/m3.
Recentemente è stata posta attenzione anche alle polveri organiche potenzialmente allergizzanti, agenti per i quali ad oggi non sono definiti limiti di esposizione specifici. In questa categoria rientrano polveri di spezie, erbe aromatiche, tisane, tè, cacao, caffè, ecc. che sembrano associate a problemi all’apparato respiratorio di diversa gravità, fino all’asma allergica.