Nei Paesi industrializzati, circa il 4% di tutti i decessi per tumore è riconducibile ad un’esposizione professionale; in Italia, quindi, circa 6.400 decessi/anno per patologia tumorale sono attribuibili ad una patologia derivante dall’esposizione a cancerogeni presenti nell’attività lavorativa; tale percentuale è variabile a seconda del settore economico e della sede anatomica della neoplasia.
In quali ambienti di lavoro posso venire in contatto con agenti cancerogeni e mutageni?
Gli ambiti lavorativi per i quali il rischio di contrarre patologie neoplastiche è più elevato sono quelli in cui si verifica esposizione a polveri di legno o cuoio. Studi epidemiologici hanno, infatti, rilevato per falegnami, mobilieri e carpentieri un aumentato rischio per tumori delle cavità nasali e dei seni paranasali.
L’esposizione a benzene nell’industria petrolchimica ha invece evidenziato una maggiore incidenza di varie patologie di tipo leucemico negli addetti ai processi di produzione, trasporto e utilizzazione della sostanza soprattutto in caso di versamenti o perdite accidentali di vapori o interventi di manutenzione degli impianti.
L’esposizione ai composti del cromo esavalente è stata associata ad un eccesso di rischio di insorgenza di neoplasie polmonari sia nelle attività di produzione di composti cromati che nei processi di saldatura, placcatura e verniciatura dei materiali metallici (trattamento e rivestimento dei metalli).
L’esposizione a idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) ha evidenziato un aumento di rischio per cancro ai polmoni e della pelle. Gli Ipa sono spesso utilizzati sotto forma di miscele complesse, e derivano principalmente da combustioni incomplete, possono quindi essere presenti in tutte le attività dove avvengono combustioni (fonderie, raffinerie, produzione di coke, di asfalto, industria della gomma, della carta, produzione di energia, ecc.).
L’accertamento della presenza di agenti cancerogeni e mutageni nell’ambiente di lavoro avviene attraverso i seguenti passaggi:
- il censimento di tutte le sostanze utilizzate come materie prime;
- l’analisi dell’intero ciclo produttivo;
- l’identificazione di tutti i prodotti di processo (sostanze presenti nel luogo di lavoro in quanto prodotti finali o intermedi del processo di reazione chimica).
La fase successiva prevede il reperimento e l’analisi dell’etichettatura e classificazione di tutte le sostanze e le miscele individuate.
Dall’analisi dell’etichetta, della scheda di sicurezza dei prodotti utilizzati, nonché dai dati di letteratura scientifica disponibili, il datore di lavoro ricava le informazioni utili a valutare la pericolosità del prodotto.
Nel caso di sostanze cancerogene e mutagene, verifica la presenza delle specifiche frasi di rischio.
Per effettuare una corretta identificazione delle sostanze cancerogene e mutagene si dovranno quindi consultare:
- l’elenco delle sostanze (allegato VI del regolamento (CE) n. 1272/2008 – Clp) con frase di rischio H350, H350i, H351 oppure H340, H341 secondo la nuova classificazione del Regolamento Clp);
- gli elenchi delle sostanze valutate come cancerogene e/o mutagene da:
- Iarc (International Agency for Research on Cancer, www.iarc.fr);
- Epa (Environmental Protection Agency, www.epa.gov);
- National Toxicology Program USA (ntp.niehs.nih.gov);
- Rtecs (Registry of Toxic Effects of Chemical Substances, Niosh www.cdc.gov/niosh/rtecs);
- Acgih (American Conference of Governmental Industrial Hygienists, www.acgih.org).
Per le sostanze e le miscele non etichettate, sarà necessario reperire dati di letteratura e, ove possibile, la classificazione provvisoria.
Particolare attenzione andrà rivolta ai prodotti di processo, compresi gli intermedi, che devono essere valutati caso per caso applicando sempre i criteri più cautelativi.