Paola, 47 anni
Receptionist
Lavora da sei anni alla reception del Centro Protesi Vigorso di Budrio e accoglie chi arriva, per la prima volta, nella struttura. Il suo compito è fornire informazioni o rispondere alle domande dei pazienti. Ma c'è molto di più.
La storia
Il primo volto che vedono è il nostro. Per questo, il lavoro che svolgiamo non è fatto solo di professionalità, che abbiamo potuto costruire negli anni anche attraverso la formazione, ma di competenze caratteriali. Bisogna garantire una buona accoglienza, mettere a proprio agio il paziente, creare feeling. Una cosa importante è anche saper aspettare: quando si arriva qui, si vive tutto l'impatto emotivo del momento, c'è un carico di sensazioni che emerge di colpo. Abbiamo di fronte persone che soffrono, che hanno subito un trauma ma anche la perdita di loro stessi, in qualche modo. Quindi, l'operatore deve capire se stare zitto o ascoltare, gestire l'aspetto emozionale.
Io ho lavorato 15 anni nel settore amministrativo front office uso servizio sociale, da sei anni sono alla reception. Penso che la relazione sia l'aspetto più importante da donare, insieme al sorriso: il nostro compito è dare risposte chiare a tutte le domande che possono sorgere, informazioni semplici, aiutare chi arriva a orientarsi nel Centro e proseguire il suo cammino qui.
Ci sono sempre grandi aspettative e grandi domande: riuscirò a camminare? Riuscirò a usare la protesi? Gli sguardi più carichi d'attesa sono quelli delle mamme che giungono con i loro bambini o gli occhi dei giovani. Molti arrivano tristi, certamente sofferenti: è uno sguardo che rimane sempre in mente, che ti colpisce come la loro voglia di raccontarsi, di spiegare come hanno avuto l'incidente.
La cosa più bella? Durante l'addestramento, quando sono ancora in struttura, i pazienti ci vengono a trovare in reception e a salutare, ci fanno vedere la loro progressione: è una soddisfazione immensa vederli mentre fanno giro del centro con le loro nuove protesi. C'è un altro sguardo rispetto a quello precedente alla famosa prima visita.
È una gioia e un onore fare questo lavoro. Chi arriva ha un forte carico emotivo, sono persone che soffrono un trauma, una perdita di loro stessi. L'operatore deve anche saper aspettare: a volte si sta in silenzio, a volte si ascolta, a volte si parla. A volte serve un sorriso.