INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro

INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro

Recensione - Aldo De Matteis

Infortuni sul lavoro e malattie professionali. Giuffré, Milano, 2011

A distanza di quindici anni da "L'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali" e dopo una prima edizione, curata nel 2005 con Stefano Giubboni, del volume Infortuni sul lavoro e malattie professionali, Aldo De Matteis pubblica una nuova edizione 2011 di detto volume, sempre per i tipi della Giuffrè, nella collana Pratica giuridica (Giurisprudenza e dottrina).

Non si tratta, però, di un semplice aggiornamento, pur prezioso data la continua evoluzione del sistema, ma di una rilettura ad ampio spettro con l’obiettivo di riequilibrare l'assetto complessivo della trattazione, arricchendo innanzitutto la parte dedicata, come vedremo, al rapporto contributivo, al ruolo di protagonista che l’azienda gioca in definitiva nella tutela, e non solo come contribuente.

In questo modo, De Matteis offre una lettura a tutto tondo del sistema di tutela, nell'equilibrio, appunto, fra i due rapporti che la compongono, superando la segmentazione troppo spesso operata da specialisti ora dell'uno ora dell'altro versante. Al tempo stesso, offre agli operatori del diritto la possibilità di trovare risposte a quesiti e problematiche che rappresentano sempre la sintesi dei due concorrenti rapporti giuridici come nel caso della nozione di retribuzione imponibile ed in quello di soggetti tutelati; una categoria che costituisce, altresì, lo strumento per la parametrazione degli obblighi contributivi.

Su un diverso piano metodologico, questa scelta di campo si salda con un diverso assetto - e nuovi contenuti - della Introduzione che nell'edizione 2005 era in gran parte dedicata alla ricostruzione storica del sistema assicurativo, frutto di un dibattito serrato fra diverse tesi contrapposte che nel tempo hanno trovato sintesi nella rilettura costituzionale del sistema. La ricostruzione era ricca di richiami della dottrina per gli autori che hanno fatto la storia dell’assicurazione. Ne hanno, anzi, creato i contenuti nel quotidiano confronto con una giurisprudenza pronta a cogliere i momenti di evoluzione del sistema per ricondurli ai principi generali dell’ordinamento, ponendosi al confine di quel “diritto pretorio” che pure continua ad essere estraneo, come nozione, alla nostra cultura giuridica.

Nella Introduzione del nuovo volume questa parte storica - di cui l'A. mantiene viva l'attualità con richiami al contributo dell'epoca su detti temi di Stefano Giubboni - è snellita ed accompagnata, al tempo stesso, da preziose riflessione sulla evoluzione più recente del sistema costituzionale in tema di infortuni sul lavoro e malattie professionali e, soprattutto, con il richiamo dei principi della normativa comunitaria e dei tratti essenziali della prevenzione dei rischi professionali.

Pur nella sinteticità dell’opera - e nel rispetto dell'orientamento della collana - De Matteis propone, cioè, una rilettura complessiva della tutela, arricchita nei contenuti e ricollocata, soprattutto, in una diversa dimensione spazio temporale - ci confrontiamo in Europa - nonché in una visione a tutto tondo dei rischi professionali.

Colpisce, così, il confronto tra il principio di prevenzione e quello di precauzione, del quale ultimo l’A. sottolinea il valore propulsivo rispetto alla prevenzione, chiudendo poi il discorso con un invito per il lettore a riflettere su un punto centrale riguardante il fatto che" il processo di sviluppo sembra avviato nella direzione di una tutela globale del cittadino nelle varie esplicazioni della sua personalità. Significativa al riguardo è l'Ordonnance 7.1.2010, n.2010-18 che ha fuso le varie agenzie di sicurezza francesi in un’unica agenzia nazionale incaricata della sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro”.

Certamente si tratta solo di uno spunto di riflessione di un A. che già nella prefazione giustifica il titolo (privo, come nel 2005, del riferimento all'"assicurazione") per "il ruolo non puramente assicurativo che l'INAIL va assumendo, e la tendenziale concentrazione in capo all’Istituto delle funzioni di prevenzione, assicurazione, riabilitazione e sicurezza".

E' anche uno spunto, però, che ci sollecita ad interrogarci sulla coerenza con i tempi e con le tendenze generali dell'accorpamento in capo all’INAIL di tutte le funzioni degli enti nazionali in tema di rischi professionali; quasi un significativo recupero di quella posizione totalizzante che l’assicuratore aveva conquistato sul campo prima delle riforme dell'assistenza e della sanità della fine degli anni settanta. Si tratta, di una posizione, vorrei aggiungere, che esprime la tendenza naturale dell’assicuratore a coprire i buchi di tutela ed abbattere i costi ma che De Matteis, in altro capitolo del volume, sembra riferire piuttosto alla buona prova di sé che l'Istituto offre a Governo e Parlamento. Buona prova che, se da un lato sposta continuamente adempimenti e compiti verso l’Istituto assicuratore, dall’altro, non esime quest’ultimo, come nota poi lo stesso De Matteis, da una nutrita serie di vincoli e condizionamento.

Già in prima lettura, insomma, l'Introduzione appare densa di contenuti e di spunti che trovano, poi, riscontro sistematico nella successiva trattazione; così, ad esempio, nella parte in cui l'A. coglie con efficacia la funzione prevenzionale del DURC a contrasto del lavoro nero, ideale terreno di coltura della "insicurezza del lavoro.

Senza tema di smentite, anzi, si potrebbe affermare che le circa 1300 pagine del volume costituiscono la declinazione di principi e richiami contenuti nella pur sintetica Introduzione e, viceversa, che le affermazioni contenute nei vari passi analitici trovano la loro ragion d’essere proprio nei principi della Introduzione.

A seguire rispetto all'Introduzione il testo ripercorre - con un puntuale aggiornamento alla evoluzione legislativa ed amministrativa fino a tutto novembre 2010 - i temi cardine del sistema di tutela - dall’oggetto della tutela, alle attività protette, ai connotati dell’infortunio (occasione di lavoro e causa violenta) - per soffermarsi, nei capitoli dal V al VII, sulle figure dei tre soggetti del rapporto, con particolare attenzione alle persone tutelate.

L'analisi, a quest'ultimo riguardo, è ricca di approfondimenti: di particolare interesse quelli che ruotano attorno alla rilevanza della nazionalità del lavoratore - un tema di attualità politica e sociale, ma anche di grande rilievo giuridico poiché anche su di esso si misura il livello di evoluzione del nostro sistema giuridico, la sua capacità di rispondere alle nuove sfide che il cambiamento del lavoro, la globalizzazione, l’immigrazione propongono all’attenzione di tutti.

Né poteva essere meno esaustivo il richiamo alle varie figure del “lavoro che cambia” con le quali si confronta un sistema di tutela giuridica "antico" (non vecchio) che dimostra sul campo la capacità di assorbire le novità delle nuove figure di lavoratori, a volte dipendenti, a volte autonomi, a volte a cavaliere fra i due mondi. Ed è da apprezzare l’impegno posto dall’A. nel trattare i vari temi “assicurativi” non tanto in modo asettico nel delimitato campo della gestione del rapporto di prestazioni, od anche contributivo, ma anche per il loro calarsi nel quotidiano dei rapporti di lavoro, con una puntuale lettura delle interazioni fra i due mondi, fra i diversi istituti giuridici; previdenziali, assicurativi, giuslavoristici.

Il Capitolo ottavo è dedicato alle Malattie professionali: un tema di cui De Matteis ben conosce l'impatto anche sociale per la sua lunga consuetudine di magistrato di Cassazione con le relative tematiche, con il lento emergere del continuo rinnovarsi della attenzione per un fenomeno che sposta sempre più l’impegno degli interpreti verso i confini della professionalità, con l’obiettivo - non sembri una contraddizione - di non superarli mai nella quotidiana valutazione dei casi di specie.

Proprio per questi motivi la trattazione è particolarmente serrata ed accurata per i vari profili, cogliendo sempre l'occasione offerta dai casi di specie per ricondurne la soluzione a sistema, ai principi della tutela assicurativa che continua ad essere correlata ad un fatto - il subire un incidente, lo "stare male" - piuttosto che ad una domanda, come siamo abituati a pensare per i vari istituti previdenziali.

In questo quadro un'attenzione particolare è dedicata, da un lato alle sordità da rumori, dall'altro alla tutela per la silicosi e per le malattie asbesto correlate che è ricostruita puntualmente dalle origini fino alla recentissima istituzione del Fondo per le vittime dell’amianto, con una sottolineatura che fa riflettere sul "disamismo", purtroppo negativo della capacità di danneggiare la persona propria di sostanze con le quali veniamo in contatto per lavoro e non solo.

L’amianto è da sempre noto come asbesto per una delle malattie più classiche del mondo delle tecnopatie, l’asbestosi; lo sta diventando con crescente allarme per il mesotelioma ben più micidiale ed “oscuro” nel suo andamento lesivo della salute.

Questa attenzione particolare, questi "affondi" che qua e là caratterizzano la trattazione sistematica dei vari istituti costituiscono, quindi, la migliore conferma della capacità - e dell’intenzione - dell’A. di dedicare diversificata attenzione ai temi di maggiore attualità e spessore; come per l'amianto, appunto, e come per laa sordità da rumore, territorio di confine fra rischio generico e rischio specifico che concorrono a menomare la persona del lavoratore.

Si tratta, in ogni caso, di terreni dove sono forti spinte anche contrapposte sul punto della riconoscibilità della malattia come professionale, senza che l’adozione del sistema misto abbia consentito di superare difficoltà e problemi, che restano insuperati anche a fronte del meccanismo di allerta costituito dall’obbligo di denuncia delle malattie "sospette".

Anzi, lo stesso A. con la sobrietà di accenti che caratterizza l'intera opera mostra comunque perplessità proprio circa il meccanismo del decreto 14 gennaio 2008 che ha introdotto, con riferimento all'obbligo di denuncia delle malattie lavoro correlate, una specifica lista di malattie di cui l’origine professionale è di elevata probabilità.

Sul punto la Cassazione con la sentenza n.8638 del 2008 ritiene che l'inclusione della malattia in detta lista determinerebbe una presunzione legale in ordine al rapporto causale o concausale. Questa affermazione secondo De Matteis non appare condivisibile nei predetti termini, nel senso che l'inclusione "non è equiparabile alla presunzione legale delle tabelle 4 e 5, pur se integra quell’onere probatorio a carico del lavoratore di provare l’origine professionale delle malattie non tabellate, assolvibile anche come sappiamo con dati della letteratura scientifica e, quindi, a maggior ragione con gli studi e le valutazioni della speciale commissione medica".

Si tratta di considerazione certamente ineccepibile a salvaguardia della linea di confine fra i due mondi (prevenzionale e assicurativo). Il meccanismo, però, resta - a mio avviso - difficilmente sostenibile sul piano logico nella misura in cui trasforma un impegno di attenzione ed allerta rispetto a determinate malattie in un’anticamera della tutela tabellare che, nel caso delle malattie ad elevata probabilità, sconfina nella stessa “camera”, creando aspettative, conflitti e responsabilità negli stessi medici segnalanti. Uno strumento votato prevalentemente all’alimentazione delle Tabelle assicurative, insomma, come conferma la stessa composizione della speciale Commissione prevista dall’art. 10. Resta, in ogni caso, ineccepibile la soluzione proposta da De Matteis, fermo in definitiva nel tenere distinti i due mondi di “segnalazione” quanto meno nella espressione della diversità a livello giuridico e formale con l’auspicio che il sistema possa trovare un diveso equilibrio fra le varie esigenze, tutte legittime.

Eguale attenzione e prudenza di giudizio l’A. mostra, sempre in tema di malattie professionali, per il mobbing, lo stalking ed il burnout dei quali De Matteis coglie - e rende per il lettore - la complessità e la difficoltà di mantenersi fuori della valutazione della responsabilità, in questo campo, del datore di lavoro.

Per questo si preoccupa di fornire al lettore un’ampia ricognizione di opinioni e di sentenze - con particolare attenzione al mobbing - senza rinunciare a sviluppare un ragionamento complessivo che tocca il punto centrale della rilevanza della costrittività organizzativa.

Costrittività organizzativa è locuzione tutta da esplorare, a mio avviso, qualora non la si connoti in negativo, ma la si consideri portato immanente della organizzazione del lavoro, con possibilità di diverso impatto sul fisico e sulla psiche del lavoratore, al di là di ogni volontà persecutoria dell’azienda. Proprio su questo punto mi sembra di cogliere nelle pagine di Infortuni e malattie professionali l’invito dello stesso A. a riflettere sulla capacità del sistema di tutela per i rischi professionali di assorbire queste problematiche per soluzioni che si muovano lungo il solco tracciato da giurisprudenza e dottrina in tema di cause e concause di lesione.

Per questo è interessante sottolineare come secondo De Matteis "la denominazione adottata dall'INAIL per il mobbing quale effetto della costrittività organizzativa è appropriata e sta’ a indicare il distacco dalla nozione etologica di mobbing ed il collegamento causale della lesione con il dato obiettivo della organizzazione azienda, come è proprio del sistema di tutela (indennitaria) infortunistica... Per questa tutela (indennitaria), infatti rilevano le circostanze oggettive diversamente da quanto accade per il risarcimento del danno a carico del datore di lavoro, per il quale occorre altresì l'elemento della colpa del datore di lavoro.”

Anche per questo tema, insomma, come per tutti gli altri problemi via via emersi nella gestione della tutela, su entrambi i fronti, la trattazione si muove con piena fedeltà alla collana di cui è parte (Pratica giuridica - Giurisprudenza e dottrina) con un'eccellente aggiornamento di norme di legge e circolari, messe a raffronto con orientamenti dottrinari e giurisprudenziali puntualmente aggiornati ed oggetto, laddove occorra, di approfondimento e ricostruzione storico normativa.

Del resto, le stesse valutazioni dell'A. in materia di mobbing come malattia lavoro correlata, rilevante a fini indennitari indipendentemente da profili di colpa del datore di lavoro hanno trovato una significativa sponda nel decreto 81/08 (con l'aggiornamento del decreto 106/09) che ha riconosciuto la rilevanza della organizzazione del lavoro nell’impatto sulla salute dei lavoratori, prevedendo che i datori di lavoro debbano integrare il Documento unico di valutazione dei rischi con una specifica attenzione per i rischi da stress lavoro-correlato secondo criteri e metodologie definiti dalla lettera circolare del Ministero del lavoro del 18 novembre 2010. Criteri metodologie che, ci per sé, non sembrano escludere a priori la possibilità di valutare la rilevanza oggettiva delle condizioni di costrittività - della organizzazione del lavoro - quale possibile causa di malattia professionale rispetto a specifiche condizioni del lavoratore interessato..

Capitoli successivi sono dedicati ai temi delle prestazioni, con un’esaustiva trattazione delle loro diverse tipologie che alla chiarezza della esposizione del dato normativo accompagna un’altrettanto chiaro richiamo delle posizioni consolidate in giurisprudenza e delle motivazioni che ne sono alla base.

La linearità della proposizione di dati normativi ed opinioni è un chiaro esempio di come si possano soddisfare, in un trattato, le esigenze conoscitive degli operatori sociali, dei tecnici del sistema con quelle di coloro che, a livello scientifico od anche giudiziario, devono trovare per le loro ricerche e per gli autonomi percorsi di approfondimento un saldo ed autorevole punto di partenza.

Altrettanto esaustiva è, come ricordato all'inizio, la trattazione del sistema finanziario con un approfondito richiamo delle componenti della retribuzione imponibile, parte significativa del resto, delle tematiche riguardanti le prestazioni; allo stesso modo i temi del libro unico del lavoro, ad esempio, e dei libri "obbligatori" si pongono a cavaliere fra il mondo delle prestazioni e quello delle contribuzioni, confermando la necessità di una trattazione contestuale - come nel libro di De Matteis - dei due "mondi" in cui si articola il sistema di tutela.

A rafforzare questa esigenze, collegando questo capitolo con quello riguardante l'INAIL si coglie nell'accuratezza della descrizione dei compiti di quest'ultimo in materia di prevenzione come lo stesso datore di lavoro si vada configurando sempre più quale cliente dell'Istituto, che deve fornirgli servizi di assistenza per l'adempimento degli obblighi che l’azienda ha per il "fatto" assunzione (indipendentemente dall’agire dell’assicuratore) e di assistenza, sostegno e promozione sul versante della tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

E’ una dimensione complessa di cui l'A. sottolinea gli aspetti positivi, non senza accennare al fatto che da un lato, la funzione indennitaria va perdendo i connotati di posizione di garanzia per scivolare verso posizioni assistenzialistiche, dall’altro le funzioni di prevenzione sono nella sostanza limitate da vincoli di controlli amministrativi e dalla scarsa area di manovra gestionale riconosciuta all’ente.

L’osservazione, per quest’ultimo aspetto, è puntuale nella sobrietà di espressione dell'A. che sembra sollecitare il legislatore a spingersi oltre, a riconoscere una maggiore autonomia gestionale agli enti affinché essi possano con pienezza di poteri e responsabilità porsi al servizio del ridimensionamento progressivo dei rischi professionali e di una migliore tutela per gli infortunati e tecnopatici.

Il successivo capitolo segue lo schema di trattazione classico del Testo unico con un'accurata ricognizione delle specificità dell'assicurazione agricola sul versante degli assicurati, delle prestazioni, delle contribuzioni ed è seguito poi da un intero capitolo dedicato al tema dell'assicurazione per le "casalinghe", al quale l'A. dedica ampio spazio ed accurata lettura di tutti i profili che possano interessare l'interprete come l'operatore sociale chiamato a dare sostegno professionale, come patronato ad esempio, alle persone che rimangano vittime di infortuni riconducibili alle fattispecie indennizzabili.

Gli ultimi due capitoli (La responsabilità civile del datore di lavoro e dei terzi; Aspetti processuali) si segnalano quali preziosi complementi per una conoscenza ad ampio spettro dei temi della tutela della persona infortunata che non si esaurisce certamente nell’assicurazione INAIL e le sue provvidenze; né si esaurisce, sul piano gestionale, nel rapporto con l’Istituto, pur costruttivo, con le funzioni amministrative, restando piena la possibilità di adire la via giudiziaria.

In entrambi i casi, come del resto nell'intera opera, il richiamo sommario al titolo ed ai contenuti dei capitoli non può rendere certamente la ricchezza e chiarezza di argomentazioni e di informazioni di vario livello che rendono semplici questioni complicate come quella della decorrenza della malattia professionale.

Semplici, ma mai banali nelle argomentazioni, grazie al puntuale percorso ricostruttivo del pensiero della Cassazione; ad esempio nel determinare la data di decorrenza del riconoscimento della malattia professionale.

Con la stessa serenità di esposizione il capitolo tredicesimo accompagna il lettore in un percorso, fra i più accidentati, attraverso i temi della responsabilità civile del datore di lavoro e dei terzi che, letti dall’altro versante, sono i temi tormentati del danno biologico, dei danni complementari ecc. Temi che già di sé per appaiono irti di difficoltà, che crescono poi in modo esponenziale se collegati con i temi delle azioni di regresso e di surroga, pur essi trattati con chiarezza e ricchezza di richiami di dottrina e giurisprudenza.

L’intrico è notevole - né le famose sentenze di San Martino sul danno non patrimoniale lo hanno molto semplificato - ed è particolare merito di Aldo De Matteis l’aver reso il ragionamento piano e comprensibile, forte del resto, della lunga consuetudine con temi complessi da snodare, come relatore in Cassazione, per una adeguata lettura del collegio giudicante e, poi, dei lettori delle sentenze.

Proprio a proposito di sentenze, il riequilibrio fra i vari temi - uno dei leit motiv dell'opera - è rafforzato dal Capitolo conclusivo del volume che tratta gli aspetti processuali non più con riferimento alle diverse problematiche come nella precedente edizione, ma in una visione unitaria ed articolata degli stessi che rende chiaro che non è argomento per processualisti, esclusivo di giudici ed avvocati, ma un tema che riguarda un po’ tutti, a cominciare dai lavoratori qualora vedano negati i loro diritti.

Si tratta, insomma, di un'opera completa nella complessità delle questioni che l'A. tratta con estrema chiarezza; con chiarezza ma senza banalizzarli, come ho già detto, e dando sempre conto del perché di determinate soluzioni, del substrato di storia giuridica, di sentenze e dottrina che sta dietro a scelte legislative o giurisdizionali.

In questo modo la trattazione rende i problemi che affronta alla portata di tutti gli operatori del settore e consente agli studiosi della materia di prendere le mosse da ogni singolo passaggio del ragionamento ricostruttivo per approfondire, per discutere a volte, sempre partendo dalla realtà giuridica costruita da una giurisprudenza attenta ai valori della Costituzione ed alle primarie esigenze di tutela dei lavoratori rispetto alla immanenza dei rischi professionali.

Del resto, non poteva essere altrimenti.

Nei passaggi più tormentati, infatti, della tutela infortunistica - penso, ad esempio, ai confini fra professionalità e non delle malattie, allo sfuggente tema della occasione di lavoro; alla costruzione delle concause - il testo riecheggia le tante sentenze di Cassazione che grazie alla presenza determinante di Aldo De Matteis hanno contribuito a fare la storia, prima, il “diritto” poi dell’assicurazione infortuni.

Proprio per questo si tratta di un testo da leggere per chi voglia capire tanti passaggi della storia giuridica del nostro Paese; ma un libro prezioso per i tanti operatori del diritto previdenziale che sono impegnati quotidianamente con i problemi dei lavoratori o delle aziende - Penso ai Patronati come alle Associazioni di categoria - costretti a navigare fra manuali, schemi espositivi e quant'altro senza avere la possibilità di una guida sicura, pur se di sfondo, come quella che, per gli infortuni, può essere sicuramente offerta da questo volume.

Non basta, poiché questo fermento di idee, di contrapposizioni, di evoluzioni della stessa giurisprudenza di legittimità emerge con chiarezza dalla trattazione di ciascun istituto dell'assicurazione a conferma della capacità del sistema di adeguarsi al mutare degli sfondi rispetto ai quali si muove: il lavoro come produzione e come rischi, i rapporti di lavoro e la diversificata collocazione del lavoratore in azienda, il mutare della sensibilità sociale rispetto ai danni per la persona del lavoratore, la ricerca di un equilibrio continuamente in divenire fra rilevanza professionale, sociale ed ambientale dei fenomeni patologici.

Tutto questo in un clima di rivisitazione dell’intero sistema di welfare secondo le linee fissate, da ultimo, del Libro Verde del Ministro Sacconi. Clima che, peraltro, finora ha solo lambito la solida garanzia offerta dalla tutela infortunistica a riprova, ripeto, del fatto che è il sistema stesso - per come rappresentato in evoluzione nella continuità da Aldo De Matteis - ad avere in sé la capacità di evolversi, di mantenersi attuale nel confronto quotidiano con una realtà in continuo divenire. (Pasquale Acconcia).

 

 

 

 

Articolo

Aldo De Matteis - 01/01/2011

Ultimo aggiornamento: 22/04/2016