INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro

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29/07/2013

Bonifica dei siti contaminati: una monografia Inail sul tema del rischio biologico

Dall’inquinamento dei suoli e delle falde acquifere alle tecniche innovative di trattamento: un volume realizzato da una ricercatrice del Dipartimento installazioni di produzione e insediamenti antropici dell’Istituto. Nei prossimi mesi l’attività svolta sarà presentata nel corso di due workshop

bonifica di siti contaminati

ROMA – Come affrontare il problema di suoli e falde acquifere inquinati da contaminanti organici, come idrocarburi, fitofarmaci o pesticidi? Quali gli strumenti più adeguati e innovativi in materia di bonifica dei siti contaminati e i riflessi sull’esposizione dei lavoratori? La monografia “Il rischio biologico nel settore della bonifica dei siti contaminati” approfondisce, tra le altre, queste tematiche, fornendo indicazioni su come procedere alla valutazione e gestione del rischio biologico nella bonifica dei siti contaminati.

“Ricadute su occupazione e sicurezza: necessarie indicazioni in materia di prevenzione”. Scritta da Biancamaria Pietrangeli, ricercatrice Inail presso il Dipia e docente del corso di laurea in Biotecnologie all’università La Sapienza di Roma, con la collaborazione di Domenico Davolos, la monografia evidenzia come “le attività di bonifica abbiano necessariamente ricadute in termini di occupazione e sicurezza. E’ quindi fondamentale – sottolinea Pietrangeli – che l’Inail dia indirizzi in materia di prevenzione, valutazione e gestione dei rischi lavorativi”. “Il volume è stato realizzato grazie al carattere di trasversalità delle conoscenze sviluppate in ormai 20 anni di attività sui temi della bioremediation, della microbiologia ambientale e della valutazione e gestione del rischio biologico e biotecnologico sviluppate in Inail Dipia – aggiunge l’autrice. Le attività che il Dipia svolge sulle tematiche di sicurezza della bonifica dei siti contaminati saranno presentate in due workshop nell’ambito delle manifestazioni Ambiente & Lavoro (16 -18 ottobre 2013) ed Ecomondo (7-10 Novembre 2013).

La domanda si sta spostando verso tecnologie ecocompatibili. “Interventi di bonifica drastici, come lo scavo del suolo contaminato, il trasporto, il conferimento in discarica per rifiuti pericolosi o l’incenerimento non fanno che trasferire il problema da una parte all’altra – spiega Pietrangeli – ovvero, spostano gli inquinanti da una matrice ad un’altra con costi ambientali, oltre che economici, molto elevati. La domanda di bonifica si sta spostando verso tecnologie come quelle biologiche, più naturali e meno costose, mirate al rispristino effettivo dei siti con maggiori garanzie di ecocompatibilità”.

Biotech: bioremediation, uno strumento “green” e potenzialmente meno costoso. Uno degli strumenti alternativi alle tecniche tradizionali di bonifica illustrato nelle monografia è la “bioremediation”, ovvero il biorisanamento. “ E’ l’insieme delle tecnologie di bonifica del suolo e delle acque di falda contaminate, che utilizzano microorganismi naturali per eliminare sostanze tossiche e pericolose attraverso processi aerobici o anaerobici - chiarisce l’autrice - Tali processi si posso applicare nel sito contaminato, quindi in modo meno costoso, sfruttando le capacità degradative dei microorganismi residenti che si sono acclimatati in quelle condizioni di inquinamento, o attraverso l’introduzione di ceppi batterici o fungini. Oppure, il processo può avvenire “ex situ”, in bioreattori, e può essere mediato da microbi specifici o da piante (fitorisanamento)”.

Prospettive di ricerca e sviluppo. “Attualmente il biotech si sta diffondendo attraverso tecniche di produzione industriale ecosostenibile (bioraffinerie) che a partire dalle biomasse, ossia risorse rinnovabili come colture residuali, scarti agroindustriali, fanghi di depurazione, scarti dell'industria alimentare, etc., permettono la produzione di biomolecole, composti chimici, bioplastiche e biocarburanti – continua Pietrangeli - L'utilizzo di una fonte organica (biomassa) in alternativa alle risorse fossili permette agli scarti di essere reinseriti nella filiera produttiva di composti utili all'uomo e diventare risorsa invece che problema”. Su queste opportunità di sviluppo industriale il Dipia sta portando avanti un progetto, di cui la ricercatrice è responsabile, finanziato dal ministero della Salute.

Valutare gli effetti dell’esposizione sulla salute umana. La bonifica di siti inquinati pone rilevanti questioni circa l’esposizione dei lavoratori ad agenti biologici e, più in generale, ai biocontaminanti. Il rischio biologico, che deve essere valutato in funzione della mansione ed esposizione di ciascun lavoratore, può determinare tre tipi di effetti diversi sulla salute umana: infettivo, tossico e allergico. “Sotto questo profilo, nella monografia si valutano sia le attività di bonifica, come il sopralluogo conoscitivo o l’attività di caratterizzazione della contaminazione del sito, sia le operazioni, quali ad esempio quelle di scavo con carico del suolo sui camion o i carotaggi per prelevare il suolo in profondità e analizzarlo", puntualizza la ricercatrice.

(fda)

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(29 luglio 2013) 


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