10/08/2018
I rischi legati al microclima negli ambienti di lavoro al centro di una nuova pubblicazione Inail
L’opuscolo, realizzato dalla Direzione regionale Campania, analizza tutti gli effetti, dal discomfort al danno alla salute, sui lavoratori esposti al caldo e al freddo, fornendo una sintesi delle disposizioni normative e dei metodi utili a misurare i parametri climatici e a trovare soluzioni adeguate

La differenza tra ambienti termicamente moderabili e vincolati. Prima di procedere alla valutazione del microclima, bisogna innanzitutto distinguere tra due tipologie di ambienti termici: gli ambienti moderabili, nei quali è possibile raggiungere condizioni di comfort, e gli ambienti vincolati, dove esistono, invece, vincoli sulla temperatura o su altri elementi, tra cui il vestiario, che non permettono di lavorare in condizioni di benessere. Negli ambienti vincolati caldi, i rischi ai quali possono andare incontro i lavoratori sono legati all’ipertermia, mentre negli ambienti vincolati freddi il fattore di rischio è l’ipotermia.
Il bilancio termico del corpo umano nel calcolo del comfort. Il microclima è confortevole nei luoghi in cui la maggioranza degli individui ha una sensazione di benessere termico. Poiché il d.lgs 81 del 2008 non contiene indicazioni specifiche, per effettuare una valutazione del microclima ed evidenziare un eventuale discomfort negli ambienti moderabili è necessario utilizzare gli indici sintetici validati a livello internazionale. Tra questi il PMV (predicted mean vote, voto medio previsto), contenuto nella norma tecnica UNI EN ISO 7730, che integra i valori di temperatura, umidità, irraggiamento solare e movimento dell’aria con il tipo di abbigliamento e gli sforzi richiesti dal metodo di lavoro seguito ed è basato sulla relazione tra bilancio energetico del corpo umano e sensazione termica.
Acqua e sali minerali per evitare lo stress termico. Per la misurazione dello stress termico in ambienti caldi vincolati dove, a causa di condizioni inevitabili, non si può raggiungere una situazione ottimale, il metodo proposto è il PHS (predicted heat strain, stress da caldo previsto), descritto nella norma UNI EN ISO 7933 e anch’esso basato sul bilancio termico dell’organismo umano, che permette di stimare i tempi massimi di esposizione oltre i quali possono intervenire danni per la salute. Per quanto riguarda, invece, il controllo del microclima, le indicazioni prevedono la possibilità di utilizzare pannelli che proteggano il lavoratore dall’esposizione diretta al calore emesso dalle superfici calde, l’aspirazione di grandi quantità di aria vicino alle sorgenti di calore e l’utilizzo di cabine climatizzate. Buone regole da seguire sono l’acclimatazione progressiva e un’abbondante somministrazione di acqua con sali minerali (sodio e potassio).
Il vestiario parametro centrale nel calcolo dello stress termico da freddo. Il metodo Ireq, (Insulation required, isolamento richiesto) è indicato dalla norma UNI EN ISO 11079:2007 per la misurazione dello stress termico da freddo negli ambienti vincolati. Questo metodo si basa su un codice che analizza lo scambio energetico tra il corpo del lavoratore e l’ambiente e fornisce il dato relativo all’isolamento termico del vestiario necessario per evitare danni alla salute, che rappresenta quindi un parametro fondamentale. È consigliabile, infine, mantenere bassa la velocità dell’aria e utilizzare schemi di lavoro adeguati, stabilendo i tempi massimi di permanenza nell’ambiente di lavoro e i tempi minimi di pausa.
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La Valutazione del Microclima
Il rischio microclima nei luoghi di lavoro viene trattato nel titolo VIII e nell'allegato IV del titolo II del D.lgs. 81/08. Le modalità con cui effettuare la valutazione del rischio non sono indicate in un specifico Capo del testo di legge.