02/05/2019
Monumento alle vittime del lavoro, 11 anni fa l’inaugurazione all’ingresso della Direzione generale Inail
Il rilievo scultoreo è una copia del gesso originale di Vincenzo Vela, realizzato nel 1882 in memoria degli operai che persero la vita durante lo scavo del traforo del San Gottardo. Anche quest’anno il presidente Mattarella, in occasione della festa del primo maggio, ha deposto una corona di fiori davanti all’opera

L’impegno etico e artistico dell’artista ticinese. Il monumento è una copia in bronzo del gesso originale che lo scultore Vincenzo Vela aveva realizzato a proprie spese nel 1882, anno in cui venne completata la realizzazione della galleria ferroviaria del San Gottardo. Ticinese di umili origini, animato da forti tensioni etiche e ideali, in una lettera allo scrittore Carlo Baravalle del novembre 1885 Vela sintetizzò così il significato del suo impegno artistico: “Sapete che non sono mai stato altro che un operaio: me ne sono sempre vantato. Ho sempre amato e ammirato i poveri oppressi, i martiri del lavoro, che rischiano la vita senza fare il chiasso dei così detti eroi della guerra e che pensano solo a vivere onestamente”.
La prima versione in bronzo è esposta alla Galleria d’arte moderna e contemporanea di Roma. Tra il 1880 e il 1882 lo scultore lavora alla realizzazione dell’opera, che l’anno seguente è in mostra all’Esposizione nazionale svizzera di Zurigo, dove l’artista cerca un finanziatore che possa mettere a disposizione le risorse per tradurre il bozzetto in un monumento in bronzo. Il successo del modello in gesso spinge nel 1893 il Ministero della Pubblica Istruzione a commissionare alla fonderia Bastianelli di Roma la fusione in bronzo. L’opera oggi è esposta alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma.
La scultura ritrae un lavoratore deceduto trasportato da quattro compagni. La Galleria ferroviaria del San Gottardo viene inaugurata il 23 maggio 1882, dopo quasi 10 anni di lavori. Oltre 15 chilometri nel ventre delle montagne svizzere, sotto il passo del San Gottardo, per unire i due borghi di Airolo e Göschenen e collegare la Svizzera al resto d’Europa. Per rendere omaggio agli operai che hanno perso la vita durante i lavori, Vincenzo Vela raffigura, come in una deposizione laica, il trasporto di un minatore morto da parte di quattro suoi compagni.
I minatori erano in gran parte giovani delle zone rurali del nord. Provenienti per la maggior parte dalle zone rurali del Piemonte, della Lombardia, del Veneto e della Toscana, pochissimi gli elvetici, gli operai, tutti giovani, lavorano 24 ore al giorno, suddivisi in tre turni. Alla fine dei lavori, le vittime sono 199, gli infortunati 400, ma altri minatori che si erano ammalati durante lo scavo del traforo morirono a mesi o anni di distanza. “L’anemia del Gottardo” è il nome con cui comunemente veniva chiamata l’ancylostoma duodenale, la patologia che alla fine dell’Ottocento portò al decesso diversi operai. La mancanza d’aria, le alte temperature e l’assenza di servizi igienici contribuirono al diffondersi della malattia. Scolpita nel bronzo, la memoria di quei tragici eventi onora il ricordo delle vittime affinché il passato non torni mai uguale.
-
All’Inail l’omaggio del Capo dello Stato alle vittime del lavoro
In occasione della festa del primo maggio, il presidente della Repubblica è intervenuto alla commemorazione che si è svolta a Roma, nel piazzale antistante la sede della direzione generale, deponendo una corona di fiori davanti al bassorilievo dedicato ai minatori che persero la vita durante la realizzazione del traforo del San Gottardo