INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro

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09/06/2022

Disabilità e integrazione, l’Inail celebra la bella storia tutta italiana di Antonio Maglio

L’auditorium della direzione generale dell’Istituto ha ospitato l’evento dedicato al medico che negli anni Cinquanta fu tra i primi a intuire il valore della sport-terapia per la riabilitazione e il reinserimento sociale delle persone con lesioni al midollo spinale. Più di 60 anni dopo, i suoi insegnamenti sono ancora al centro delle attività promosse dall’Istituto a favore dei propri assistiti

Disabilità e integrazione, l’Inail celebra la bella storia tutta italiana di Antonio Maglio
ROMA - Nel giorno della 42esima edizione del Golden Gala di atletica leggera, intitolato alla memoria del grande Pietro Mennea, l’Inail ha scelto di celebrare un’altra bella storia tutta italiana. Quella del professor Antonio Maglio, il medico dell’Istituto che negli anni Cinquanta, in una società in cui un handicap equivaleva quasi sempre a una condanna senza appello alla marginalizzazione, fu tra i primi a intuire il valore dello sport come strumento per la riabilitazione e il reinserimento sociale delle persone con disabilità. Da direttore del Centro paraplegici Villa Marina di Ostia, aperto dall’Inail nel 1957 per assistere gli infortunati sul lavoro, Maglio infatti introdusse un nuovo metodo per il trattamento delle persone con lesioni al midollo spinale, che all’epoca soffrivano spesso di depressione grave.

È stato anche l’ideatore delle prime Paralimpiadi del 1960. Grazie alla versatilità delle sue competenze, alla personalità energica e carismatica e alle sue doti organizzative, sotto la sua guida i pazienti di Villa Marina furono curati integrando l’aspetto fisico e quello psichico, con l’obiettivo di renderle autonome e favorirne il reinserimento sociale. A questo scopo, lo sport assunse un ruolo centrale come strumento terapeutico per motivare gli infortunati più giovani. Se il neurologo tedesco Ludwig Guttmann fu il primo ad avviare alla pratica sportiva le persone con disabilità, a partire dai reduci britannici della seconda guerra mondiale ricoverati presso la “Spinal Injuries Unit” di Stoke Mandeville, a Maglio si deve l’intuizione che nel settembre 1960 portò allo svolgimento delle prime Paralimpiadi di Roma, la stessa città che aveva appena ospitato i Giochi della XVII Olimpiade.

Bettoni: “Ha offerto a moltissimi giovani una seconda possibilità”. L’evento che si è svolto questa mattina a Roma, presso l’auditorium della direzione generale di piazzale Pastore, ha offerto l’occasione per riflettere sull’eredità che ha lasciato e sull’evoluzione del movimento paralimpico nei decenni successivi, in un dialogo con autorità sportive e istituzionali che si è aperto con l’intervento del presidente dell’Inail. “Oggi – ha detto Franco Bettoni – mi sento davvero orgoglioso di rappresentare l’Istituto per il quale lavorava Antonio Maglio, un uomo straordinario che ha offerto a moltissimi giovani quella seconda possibilità che all’epoca sembrava non potesse essere concessa a chi aveva una disabilità. Ha fatto comprendere a tante persone, infatti, che anche dopo un grave infortunio la vita poteva ancora essere vissuta appieno, riuscendo a valorizzare la diversità e tutte le enormi potenzialità che ognuno di noi possiede”.

Lazzara: “Vogliamo essere un ente pubblico che promuove iniziative fuori dall’ordinario”. “L’Inail – ha aggiunto il vicepresidente Paolo Lazzara – fa uno sforzo enorme per assicurare ai propri assistiti una tutela globale e integrata, che va oltre la dimensione lavorativa. Tutta la nostra attività, infatti, è finalizzata a mettere il lavoratore infortunato o tecnopatico al centro di un intervento a 360 gradi, che parte dalle attività di ricerca e prevenzione e si chiude con la riabilitazione e il reinserimento socio-lavorativo, anche attraverso lo sport. Operiamo come ente pubblico, con regole rigidissime, ma nonostante tutto cerchiamo di offrire un modello diverso di pubblica amministrazione. Non la vecchia PA burocratica, ma un’amministrazione capace di promuovere iniziative fuori dall’ordinario, che fa di tutto per assecondare e facilitare le iniziative virtuose che vanno nella direzione dell’integrazione e del reinserimento sociale delle persone con disabilità”.

Stefani: “Lo sport eccezionale catalizzatore dell’inclusione”. Un riconoscimento in questo senso è arrivato dal ministro per le Disabilità, Erika Stefani, che ha sottolineato la capacità dell’Istituto “di evolversi e di essere all’avanguardia, a dimostrazione del fatto che a volte anche gli enti pubblici funzionano. Il patrimonio di conoscenza ed esperienza dell’Inail è tale da rappresentare un esempio per noi tutti, confermandosi un punto di riferimento per i lavoratori e i cittadini in generale”. Stefani si è poi soffermata sul “ruolo sempre più importante che lo sport ha assunto negli ultimi decenni nella vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Non parlo soltanto dei grandi campioni che abbiamo imparato a conoscere con le Paralimpiadi, ma anche dello sport che si pratica nelle palestre delle periferie, negli ambulatori riabilitativi, nei campetti dove si allenano le squadre di atleti, non per forza professionisti, con disabilità. A ogni livello in cui viene praticato, lo sport si dimostra un eccezionale catalizzatore dell’inclusione sotto tutti i punti di vista: fisico, culturale e psicologico. Questo lo dobbiamo all’intuizione di un medico che ha avuto la capacità di guardare oltre e di superare le barriere dei pregiudizi ideologici e dello status quo”.

Pancalli: “Ha restituito dignità ai suoi pazienti”. “A Maglio non dobbiamo soltanto l’idea delle Paralimpiadi – ha spiegato il presidente del Comitato italiano paralimpico (Cip), Luca Pancalli – Insieme all’amico Guttmann, è stato uno straordinario visionario, in un’epoca in cui le persone con disabilità erano abbandonate nei cronicari, con il busto di gesso addosso. Le prime leggi sui diritti delle persone disabili, infatti, risalgono alla fine degli anni Sessanta. Maglio non ha soltanto individuato il valore della pratica sportiva, ma ha soprattutto restituito dignità alla vita dei suoi pazienti. Il suo merito, inoltre, è stato quello di riuscire a trascinare un ente come l’Inail in questa impresa innovativa, sfidando la macchina della pubblica amministrazione. La sua è stata anche una grande intuizione politica, perché ha saputo sfruttare l’occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960 per gettare il seme della rivoluzione paralimpica. Oggi il rapporto del Cip con l’Inail è strutturato e non riguarda solo la fornitura delle tecnologie protesiche, ma anche i campus di avviamento allo sport, che non hanno come obiettivo principale la creazione di campioni, ma la produzione della consapevolezza del diritto allo sport. Adesso ci stiamo impegnando affinché la pratica sportiva sia prescrivibile con la ricetta rossa”.  

Cozzoli: “Il suo esempio è di grande ispirazione per tutti”. Per Vito Cozzoli, presidente e amministratore delegato di Sport e Salute Spa, azienda pubblica che si occupa dello sviluppo dell’attività sportiva in Italia, “è giusto raccontare la storia del professor Maglio perché può essere di grande ispirazione per tutti. Partendo dalla consapevolezza che siamo il quinto Paese più sedentario d’Europa, come Sport e Salute stiamo tentando di portare avanti una nuova visione dello sport, che sia veramente fruibile da tutti i cittadini, a partire dai bambini, dagli anziani e dai disabili. Insieme al Cip abbiamo promosso centinaia di progetti in tutta Italia, valorizzando la ricchezza rappresentata dalle tantissime società sportive presenti sul nostro territorio. Abbiamo anche investito sulla scuola, consentendo a un milione e mezzo di studenti delle primarie di praticare attività sportive, privilegiando un approccio inclusivo. La buona notizia è che il Parlamento si appresta a inserire nella nostra Costituzione il diritto di accesso allo sport, ma anche la sua promozione e valorizzazione. Lo sport, infatti, è un diritto da salvaguardare per ogni cittadino”.

La sua lezione di vita in un film per la tv e in un nuovo corto-documentario. Dopo la proiezione del nuovo cortometraggio documentario realizzato dall’Inail per raccontare, attraverso filmati d’epoca e interviste originali a pazienti e collaboratori, la figura di Maglio e il suo approccio innovativo alla disabilità, alcuni spezzoni del film per la tv “A muso duro”, dedicato alla vita del medico dell’Inail e trasmesso in prima serata su Raiuno lo scorso 16 maggio, hanno fatto da filo conduttore alla tavola rotonda moderata dal giornalista Angelo Andrea Vegliante, che ha coinvolto Flavio Insinna, che nella fiction interpreta il ruolo del protagonista, il regista Marco Pontecorvo, lo sceneggiatore Roberto Jannone e la vedova di Maglio, Maria Stella Calà, insieme ad atleti paralimpici degli anni Sessanta, collaboratori e pazienti del professore. In un ideale salto in avanti nel tempo, è toccato poi a Giusy Versace, finalista nei 200 metri alle Paralimpiadi di Rio 2016 e parlamentare impegnata nella promozione dei diritti delle persone con disabilità, e a Giovanni Achenza, campione del triathlon capace di vincere due medaglie di bronzo a Rio 2016 e Tokyo 2020 (la seconda dopo aver festeggiato il 50esimo compleanno), portare la propria testimonianza sul significato attuale delle Paralimpiadi e dello sport per le persone con disabilità.

Le testimonianze di Giovanni Achenza e Giusy Versace. “Oggi l’atteggiamento nei confronti dei disabili è cambiato – ha osservato Achenza – non è più quello pietistico di una volta, tanto che l’esempio degli atleti paralimpici può rappresentare uno stimolo anche per le persone normodotate. Me ne rendo conto quando mi fermano in piscina per dirmi che osservarmi durante l’allenamento ha cambiato la loro giornata”. Nel suo duplice ruolo di atleta e deputata, anche Giusy Versace è convinta che lo sport sia un potente strumento di inclusione. “Per arrivare fin qui dagli anni Sessanta c’è voluto tanto coraggio, ma occorre anche il coraggio di chi viene dopo e continua il lavoro che è stato iniziato, perché centri come quello fondato a Ostia da Antonio Maglio sono esempi virtuosi che non devono morire. Penso che la politica abbia il dovere di aprire gli occhi e approvare le leggi che possono cambiare, in meglio, la vita delle persone”.

La rete di servizi del Centro Protesi di Vigorso di Budrio. Achenza e Versace sono anche due dei tanti campioni paralimpici che sono stati seguiti nella loro riabilitazione post-infortunio dal Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, la struttura in provincia di Bologna che ha raccolto il testimone di Villa Marina. In media i pazienti trattati ogni anno sono più di 11mila, in prevalenza infortunati sul lavoro ma anche invalidi civili assistiti dal Servizio sanitario nazionale e privati, e un’attenzione particolare è riservata proprio all’attività sportiva, come strumento per favorire il recupero di una vita di relazione autonoma. A Budrio, infatti, vengono costruite protesi per numerose discipline (atletica, sci, tennis, equitazione, scherma, wind-surf, ciclismo…) ed è attivo anche un servizio di consulenza per la fornitura di ausili sportivi (handbike, carrozzine da tennis e basket, monosci...) e per l’addestramento al loro utilizzo. Il Centro Protesi, insieme alle due filiali di Roma e Lamezia Terme e al Centro di riabilitazione motoria di Volterra, è inserito anche in una rete di ricerca grazie alla quale negli ultimi anni sono stati avviati diversi progetti per lo sviluppo di dispositivi protesici innovativi, in collaborazione con realtà di eccellenza di rilevanza nazionale e internazionale.

Tardiola: “Il tema della relazione con la persona deve legare le nostre vite professionali”. Come ha spiegato nell’intervento conclusivo il direttore generale dell’Inail, Andrea Tardiola, a partire da settembre tutti i nuovi dipendenti dell’Istituto – sono circa mille quelli che saranno assunti dopo l’ultimo concorso – visiteranno il Centro di Vigorso di Budrio per fare in modo che “il tema della relazione con la persona, a cui Antonio Maglio ha dedicato tutta la sua vita, sia anche l’elemento che lega le nostre vite professionali”. Proprio in questi giorni, ha aggiunto Tardiola, “i vertici del nostro Istituto stanno discutendo di come sarà l’Inail nel 2030. Serve un po’ di coraggio per immaginarsi nel futuro, specie in un periodo incerto come quello attuale, e per trovarlo c’è bisogno di aggrapparsi a qualcosa. In questo senso la storia del professor Maglio, ovvero di uomo capace di immaginare, vedere, perseverare e contornarsi di figure straordinarie che corredano qualsiasi progetto che da soli sarebbe impossibile realizzare, per noi è un grande fattore di conforto”.

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