Con l’uso degli strumenti a disposizione dell’emergente disciplina della Geologia Medica, parte della ricerca del Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti prodotti e insediamenti antropici è indirizzata a migliorare la comprensione di eventuali nessi potenzialmente esistenti tra alcuni fattori geologico/ambientali e rischi per la salute. In questo senso vengono studiati alcuni materiali/prodotti (ad esempio alcuni diffusi minerali, i loro prodotti d’alterazione nelle matrici ambientali e i loro derivati negli ambienti di vita e di lavoro) per verificare i meccanismi e i processi in cui l’uso di questi elementi d’origine geogenica possa avere effettive e comprovate conseguenze sulla qualità di vita e della salute umana.
In particolare si vuole valutare, con l’ausilio anche di studi epidemiologici, le implicazioni che materiali fibrosi tanto impiegati nell’industria e normalmente presenti in natura, tipicamente associati nella paragenesi di rocce metamorfiche, insieme a sedimenti e polveri che da essere derivano, possono creare oltre che alle popolazioni ai lavoratori che con queste vengono a contatto, soprattutto quando impiegati in alcune filiere produttive.
Nella fattispecie si fa riferimento alle fibre, sotto forma micro e nanoparticellare, di Biossido di Titanio (TiO2), elemento molto diffuso nella produzione di pigmenti nelle pitture e per coloranti, compresi quelli alimentari.
Fra gli altri molteplici utilizzi si pensi alla sempre più diffusa produzione di cementi fotocatalitici, leganti che permettono la creazione di elementi cosiddetti “cattura smog”, che oltre ad indurre proprietà autopulenti ai manufatti, mantenendole bianche, sfruttando la proprietà fotocatalitica del TiO2, inducono la produzione di molecole di ossigeno che attivato agisce nella scomposizione delle molecole degli inquinanti.
Geochimica materiali fibrosi nanometrici naturali
Ultimo aggiornamento: 02/08/2017