Molte sostanze chimiche sono facilmente assorbite attraverso la pelle, costituendo in alcuni contesti una frazione significativa, se non addirittura prevalente, rispetto a quella assorbita per inspirazione; ciò è vero soprattutto nel caso di sostanze poco volatili (a bassa tensione di vapore) che possono permanere per lungo tempo sulle superfici negli ambienti di lavoro (come ad esempio i fitofarmaci nel caso delle coltivazioni in serre, per i quali la dose assorbita per via cutanea si attesta su rapporti da 50 a 1.000 volte superiori rispetto a quella introdotta per la via respiratoria).
Le principali modalità di ingresso delle sostanze chimiche nell’organismo consistono nel contatto con superfici contaminate, nell’immersione di parti del corpo in recipienti o serbatoi contenenti liquidi, nella deposizione sulla pelle di aerosol, fumi e getti di goccioline (spray).
I fattori che influenzano l’assorbimento sono la velocità di deposizione dell’inquinante sulla pelle, il livello di protezione fornito dagli indumenti, la durata del contatto con la sostanza e il suo tempo di permanenza sulla pelle, la velocità di permeazione attraverso la pelle. I principali metodi per la valutazione dell’esposizione cutanea sono di tipo personale e consistono in:
- dosimetria a corpo intero o parziale: il lavoratore indossa durante il lavoro indumenti (guanti, magliette, tute, ecc.) realizzati in materiali particolari, che a fine turno sono recuperati e trattati per estrarre e analizzare le sostanze trattenute. Questa tecnica viene anche utilizzata per individuare le parti del corpo più esposte alla contaminazione, in modo da indirizzare nell’implementazione di altri tipi di tecniche
- dosimetria con uso di pads e patch: su specifiche parti del corpo sono applicati dei riquadri di tessuto aventi superficie nota, realizzati in vari materiali (cosiddetti pads o patches), che a fine turno sono asportati e inviati al laboratorio per l’analisi. Tali riquadri possono essere anche posti al di sotto degli indumenti per investigarne la capacità di protezione o per misure di confronto
- wipe test: aree limitate di cute sono frizionate con tamponi in garza o carta, successivamente inviati all’analisi
- lavaggio: questa tecnica è utilizzata principalmente per le mani. A fine turno si lavano le mani con un volume noto di adatti solventi (acqua contenente tensioattivi, etanolo, isopropanolo, ecc.), dopodiché il liquido viene raccolto e inviato all’analisi.