Nel caso di nanoparticelle artificiali il riscontro di numerose proprietà chimico-fisiche connesse alla loro dimensione ha richiamato l’attenzione del mondo scientifico con lo scopo di valutare le eventuali analogie nei risvolti sulla salute; ciò ha portato alla nascita della “nanotossicologia” ovvero della disciplina che si occupa dello studio delle interazioni delle nanostrutture con i sistemi biologici.
Uno dei primi studi avviati per instillazione su roditori di particelle fini ed ultrafini di TiO2 (Oberdosfer 2004) ha mostrato che la tossicità dei materiali in scala nanometrica è esaltata, a parità di massa, rispetto agli stessi in scala micrometrica.
L’incremento pare collegato all’aumento di area superficiale.
Studi successivi indicano meccanismi più articolati e complessi attribuibili a:
- Dimensione, area superficiale, distribuzione granulometrica, numero di dimensioni in scala nanometrica.
- Composizione chimica, impurezze legate alla produzione delle particelle, cariche superficiali, formazione di aggregati, solubilità.
- Capacità delle particelle di muoversi (traslocare) da una parte del corpo verso altri organi.
Malgrado la rilevante attività scientifica in corso sono ancora aperte le seguenti domande:
- A quali grandezze fare riferimento nella determinazione della dose?
- Quali meccanismi biologici regolano gli effetti tossici?
- Quali modelli si possono utilizzate nella stima dell’esposizione a possibili rischi?
In questo contesto è da adottare un approccio precauzionale nella gestione dei rischi per la salute.
.