Le nanoparticelle sono presenti da sempre sulla Terra e negli ambienti frequentati dall’uomo come risultato di fenomeni naturali (ad esempio emissioni vulcaniche), processi incontrollati (ad esempio combustioni, particolato urbano, ecc.) ed attività industriali. Questi particolati sono denominati anche particelle ultrafini (UFP).
Fra le UFP, per il particolato urbano, sono stati ampiamente studiati gli effetti dell’esposizione sulla salute umana; le analogie dimensionali, la sempre più crescente presenza di nuove particelle in scala nanometrica e delle relative applicazioni pongono ancora una volta la necessità di conoscere le conseguenze delle interazioni di tali strutture con il corpo umano.
La comunità scientifica ha avviato un’ampia attività di studio e di ricerca sugli effetti e sui meccanismi delle interazioni di tali particelle principalmente con l’uomo.
Sebbene, in ultima analisi, l’impatto sull’ambiente di tali particelle ricada ancora sull’uomo, ad esempio attraverso l’ingestione di alimenti contaminati da nanoparticelle, le attuali informazioni di ecotossicità sono ampiamente limitate a causa della complessità delle interazioni chimico, fisiche e biologiche nelle reali condizioni di vita che coinvolgono tali particelle, il loro comportamento dal momento del rilascio nell’ambiente, le interazioni con gli organismi e con ogni comparto (aria, acqua e suolo) dell’ecosistema.