INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro

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Ambienti severi freddi

Gli ambienti termici severi possono compromettere gravemente la salute dei lavoratori sottoponendoli a stress termico. In particolare, negli ambienti severi freddi è richiesto un notevole intervento del sistema di termoregolazione dell’organismo attraverso meccanismi di vasocostrizione e brivido, per limitare la diminuzione della temperatura delle varie parti del corpo e del nucleo corporeo, dato che sono caratterizzati da bassi valori di temperatura operativa To (temperatura di un ambiente virtuale uniforme e con pareti nere nel quale un generico soggetto scambi, mediante convezione e irraggiamento, la stessa potenza termica scambiata nell’ambiente disuniforme reale attraverso gli stessi meccanismi).
Negli ambienti moderatamente freddi la To è compresa tra 0°C e + 10°C, nei severi freddi To è inferiore a 0°C.
Il meccanismo del brivido si attiva quando la quantità di energia termica ceduta dal corpo è maggiore di quella prodotta, e la sua insorgenza rappresenta il limite oltre il quale il sistema di termoregolazione non è più in grado di garantire l’omeotermia; ne consegue il raffreddamento delle zone interne del corpo e degli organi vitali (ipotermia, con temperatura del nucleo corporeo inferiore a 35°C) con possibili conseguenze letali, come perdita di coscienza fino alla morte per arresto cardiaco (assideramento). I dolori alle estremità rappresentano i segni premonitori del pericolo dello stress da freddo; l’esposizione a basse temperature di parti del corpo può produrre ustioni da freddo e congelamento dei tessuti, con stasi venosa fino alla cancrena.
Gli ambienti di lavoro severi freddi sono caratterizzati da temperature molto basse e uniformi, che in determinati cicli produttivi sono necessari per conservare nel tempo sostanze che, altrimenti, si degraderebbero velocemente (alimenti, farmaci, ecc.); in questi casi, pertanto, è impossibile intervenire sui parametri ambientali per mitigare gli effetti sulla salute, perché il risultato sarebbe incompatibile con l’uso del freddo.
Il principale metodo di controllo degli effetti negativi degli ambienti severi freddi è pertanto l’abbigliamento, dato che il vestiario riduce la perdita di calore per isolamento.
In Italia gli ambienti di lavoro che solitamente presentano microclimi severi freddi sono quelli legati alla macellazione delle carni ed all’industria conserviera ed alimentare, ove sono presenti celle frigorifere, oppure quelli svolti all’aperto in cantieri, cave, agricoltura, ecc. durante la stagione invernale. Gli sbalzi termici riguardano gli ambienti di lavoro severi quando li si abbandona o quando vi si accede: è consigliabile predisporre una zona di transizione non condizionata, anche di dimensioni limitate, nella quale mantenere condizioni termiche intermedie fra quelle esterne e quelle interne per permettere l’acclimatamento prima di entrare/uscire dai locali caratterizzati da ambienti termici severi freddi.
La norma UNI EN ISO 15743:2008 (Ergonomia dell'ambiente termico - Posti di lavoro al freddo - Valutazione e gestione del rischio) fornisce uno strumento pratico per valutare e gestire il rischio nei posti di lavoro al freddo e comprende modelli e metodi per la valutazione e la gestione del rischio, un elenco di controlli per identificare i problemi legati al lavoro al freddo, un metodo ed un questionario utilizzabili dai medici per identificare i lavoratori che presentano sintomi tali da aumentare la sensibilità al freddo e migliorare la protezione individuale. La norma è applicabile alle situazioni di lavoro sia all'interno sia all'esterno, compreso quello svolto all'interno dei veicoli e il lavoro esterno sotto la superficie terrestre e in mare, ma non è applicabile alle immersioni o ad altri tipi di lavoro svolti in acqua.

Ultimo aggiornamento: 10/06/2019