Riassunto
La nozione di invalidità deve essere applicata in concreto ad ogni fattispecie in discussione; l’Autore cerca di ricostruire l’esegesi di “nozione di invalidità” con riferimento all’art. 1, ottavo comma della l. 503/1992.
Rileva che, da una parte, l’Inps con propria circolare la riferisce a quella derivante dall’art. 1 della l. 222/1984 e dall’altra, come si evince dai numerosi siti in rete, invece tutti gli altri (Enti, Associazioni o Patronati) fanno riferimento all’invalidità di cui alla l. 118/1971 e s.m.i. ed al d.m. 5 febbraio 1992 come sancito in maniera chiara dalla Sentenza della Cassazione n. 13495/2003 - confermata dalla n. 20110/2011 - in cui viene esplicitato anche come si sia pervenuto a detta statuizione interpretando l’intenzione del legislatore voluntas legis al momento dell’emanazione del provvedimento.
L’Autore si domanda se detti soggetti siano stati tutti presi da una qualche forma di “suggestione” collettiva nel perseguire detta strada.
Le due posizioni appaiono del tutto inconciliabili in quanto una esclude l’altra. Comunque appare singolare che organismi chiamati, ognuno per la sua parte, a tutelare in qualche modo il cittadino invalido diano “indirizzi operativi” discordanti sull’applicazione della norma.